"MONDO DI SEMPRE" E "TUTTO MI APPARTIENE": SEGRETI E PASSIONI NEI DUE CD DI MIKALETT.

 




A futura memoria per coloro che un domani vorranno studiare le radici musicali del nostro paese. 

Il tutto ebbe inizio da un'audiocassetta, una specie di demo servito come pro-memoria, in cui Mikalett aveva inciso alcune sue canzone domestiche con solo voce e chitarra, registrate credo nei primi anni ottanta. Quelle canzoni (una trentina forse più, oggi conservate nel mio archivio dopo il passaggio in digitale), pur nella loro grezza forma testuale possedevano però all'ascolto un carattere definito tanto nella melodia quanto nella struttura compositiva. Erano tuttavia brani semplici, sentimentali e qualcuno anche a tema spirituale, composti con quello stile sempre rivolto sia alla canzone di Gianni Morandi che in generale agli anni sessanta, i suoi punti di riferimento di sempre.

In quel nastro vi era registrato un po'di tutto (finanche canzoni per messa beat, decisamente fuori tempo massimo) e quando, molti anni dopo (nel 2007), giunse il momento di realizzare un album digitale fu in quel pozzo che cercammo la materia prima su cui lavorare. La cernita non fu difficile poiché le canzoni più belle erano fin troppe evidenti, pur nelle condizioni precarie in cui stavano.


Cominciammo a lavorarci sopra, io e lui, prima ancora di coinvolgere gli altri, su un numero minimo di canzoni tipo per esempio “Dolci ricordi” che accoglieva nel testo tracce di brani altrui – una moda degli anni ottanta che poteva funzionare ancora, come allo stesso modo le altre richiamavano la bellezza della vita, del ballo (“drin drin”), e dei sentimenti con qualche pizzico di spiritualità, (“Crederò”) aggiungendovi al resto due canzoni che non facevano parte dell' audiocassetta: “Mondo di sempre”, di cui io avevo scritto il testo in quel periodo, che aveva dato tra l'altro il titolo al lavoro, e “Dimmi di si” che era stato invece un suo vecchio cavallo di battaglia a 45 giri nei settanta qui modificata a tempo di beguine. Da aggiungere in coda, anche uno strano pezzo molto evocativo con tanto di coro femminile di sostegno, dal titolo “Speranza”, il cui testo era di un poeta africano, tale N. Ngana (PS: esiste anche una versione alternativa inedita con testo originale composto dal sottoscritto). 



Mondo di sempre”, la canzone introduttiva, rispetto alle altre, rappresentava una sostanziale novità perché parlava di problemi sociali, di attualità, un universo tutto sommato estraneo alla sua natura di cantautore melodico. In verità vi erano stati altri due motivi scritti sulla stessa linea, di cui anche in questo caso avevo scritto i testi, (“Storie” e un'altra di cui mi sfugge il nome) che non ebbero però uno sbocco produttivo perché non si riuscì a trovare una sintesi soddisfacente.

Prima ancora di chiamare a raccolta gli amici per provare i pezzi e quindi portare a compimento la fatica di un lavoro inedito da Ciro Iannacone, che aveva il suo Studio di registrazione digitale (Studio JazzinLamis) allora ubicato nei piani alti della biblioteca, - che ci aiutò anche in fase di produzione -, decidemmo insieme quali canzoni avrebbero fatto parte del CD. Fu deciso per otto canzoni in tutto dalla durata totale di poco più di mezzora.

I musicisti chiamati a partecipare alle sessions furono Mario Masullo e Giuseppe Bonfitto (riguardo la sezione ritmica, batteria e basso), Pietro Giuliani e Michele Parisi, entrambi alle chitarre elettriche, e Angelo Argentino alle tastiere. Da aggiungere un coro femminile formato da sette ragazze che diedero un contributo decisivo alla realizzazione dell'album.

Il lavoro di composizione, di ricerca musicale e melodico, venne effettuato in località Coppe Casarinnelli di proprietà di Mario Masullo dove lui teneva anche una batteria e un mixer. Lì vennero provate, tra gennaio e aprile del 2007, tutte le operazioni di preparazione con tutti i vari arrangiamenti possibili, decisi in quella sede, prima di passare alla registrazione.

Il CD dal titolo “Mondo di sempre”, il cui testo del brano era stato riprodotto all'interno, uscì nella primavera del 2007 in 250 copie, grazie anche all'impegno di alcuni sponsor, con una copertina raffigurante Mikalett colto davanti all'uscio della casa in cui era nato (via pozzo grande), più alcuni altri scatti presenti all'interno della copertina, tutti da me prodotti.

Il CD ebbe un successo clamoroso in paese.


Quattro anni dopo, nel dicembre del 2011, esce in paese il secondo CD “Tutto mi appartiene”. Il titolo riprendeva un brano dell'album “Tutto ci appartiene” il cui testo, scritto anche questo da me, voleva cogliere un momento di tenerezza tra due innamorati che si erano appena ritrovati, prendendo spunti, nella sua vaga suggestione, qualcosa dalla canzone francese. L'altro brano composto insieme a Mikalett fu “Finalmente abbiamo visto il mare” che invece grida a chiare lettere un fatto di storia negata che riguarda il nostro mezzogiorno, rivolto alla fortezza di Fenestrelle (situata in Piemonte sul confine francese ad altitudini vertiginose) dove dopo l'unità d'Italia trovarono la morte molti meridionali che avevano combattuto nell'esercito borbonico ed altri che si erano ribellati.

Questi sono i due brani più rappresentativi in termini di novità assoluta. Gli altri, ad eccezione dei due omaggi dedicati a due nostri amati cantautori, Tonino Rispoli e Luigi Soccio, di cui è stata ripresa, riguarda Tonino, la nota “Oh Susanna” preferita a “La donna dei miei sogni”, posta sul lato A del 45 giri, per il tono scanzonato che evoca, mentre il brano del maestro Tackis (questo il suo nome d'artista) “Addio pianino” fu scelto perché, inedito, l'aveva portato con sè Michele Ceddia, che fu coautore del brano, essendo lui chiamato a presenziare alle sessions del disco. Infatti è suo il mandolino, come pure in “Sante Marche mia”, l'inno dedicato al nostro paese, posto in coda alla compilation che è un po' il riferimento principale dell'album. In entrambi i casi il mandolino di Michele Ceddia ne caratterizza il suono dandole un afflato melanconico, nostalgico.

Su “Sante Marche mia” bisogna aggiungere che il motivo aveva già avuto una registrazione su nastro (1983, a cura di Teo Ciavarellaperò in una versione davvero spartana e priva comunque di una strofa che, aggiunta nella nuova versione (da Giuseppe Bonfitto per l'esattezza), dava al brano una maggiore fisionomia. La decisione di inserirla fu decisa all'ultimo momento e per la sua realizzazione furono necessari un maggior dispendio di tempo e di energia. Furono impiegati oltre al mandolino di Michele Ceddia anche la fisarmonica di Michela Mastromauro che introduce il brano con note ispirate da “La vadda di Stignano”, molto suggestive peraltro; in ultimo, anche un coro di persone presenti in quel momento nello Studio di Ciro Iannacone denominato all'istante “Core Ingrato” che richiama simpaticamente altre esperienze simili passate in altri ambiti musicali.

Degli altri brani, a cominciare dall'iniziale “La forza dell'amore” continuando con “Quando tu”, “La verità è qui” e “Che tempo fa”, quest'ultima impreziosita da un assolo di sax da parte di Antonio Aucello davvero stupefacente, che partecipò alle sessions insieme a Giuseppe Tancredi, eccellente pianista, che invece lascia il suo segno sopratutto in “Finalmente abbiamo visto il mare” dove il suo pianismo risoluto riesce a dare al brano quel tocco drammatico che io gli avevo richiesto. La chitarra distorta di Ciro ha poi fatto il resto puntellando gli intervalli con duri assoli di chitarra distorta, a dispetto di quanti avrebbero voluto sottolineare quel testo con una musicalità più acustica sull'esempio di “Auschwitz” di Francesco Guccini.

Degli altri musicisti che parteciparono di fu la nota coppia ritmica, ormai collaudata, formata da Giuseppe Bonfitto al basso e Mario Masullo alle percussioni. Gli altri brani citati provengono tutti da quel nastro-demo che Mikalett registrò negli ottanta, che dicevamo all'inizio di questo racconto, qui arrangiati però, rispetto ai precedenti apparsi su “Mondo di sempre”, con maggiore cura.

Il CD ha avuto altre qualità importanti da sottolineare in primis la splendida foto di copertina in bianco e nero che Sara La Porta ci inviò su nostra richiesta, e il booklet che realizzò Francesco Paolo Giuliani con materiale scattato durante il lavoro di registrazione. 

Sia questo che il precedente ebbero il sostegno fondamentale di alcuni sponsor locali partecipando alle spese di produzione, senza i quali tutto sarebbe stato perlomeno più complicato.

Considero “Tutto mi appartiene” di Mikalett come il lavoro più importante che il cantautore abbia mai realizzato.


LUIGI CIAVARELLA

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