LE PIETRE MILIARI DEL ROCK: "WHEELS OF FIRE" DEI CREAM.


di ANTONIO DEL MASTRO. 

Pubblicato durante l'estate del 1968, primo doppio disco a ricevere un Platino nella storia, WHEELS OF FIRE è l’album che, per le sonorità e le diverse incisioni, rappresenta al meglio lo stile dei Cream. 

Eric Clapton, Jack Bruce e Ginger Baker con l’aiuto di Felix Pappalardi e Pete Brown (quest'ultimo fu paroliere alla corte dei Cream), lasciano un segno indelebile in soli tre anni di matrimonio artistico. Inseriti nelle rispettive migliori liste di musicisti, nonché considerati una delle migliori band della storia, hanno sperimentato qualcosa che fino ad allora mai si sarebbe pensato di fare, come dire tre galli in un pollaio.

Le sonorità Fusion di Baker, l’influenza Jazz di Bruce e l’endovenoso White-Blues di Clapton contribuiscono a creare un album dai contenuti eccellenti. Il brano di apertura White Room, nonostante le critiche iniziali (troppo simile al brano Tales Of Brave Ulysses dell’album precedente) diventa presto uno dei loro cavalli di battaglia. Partorito in non poco tempo da Bruce durante un viaggio in bicicletta nelle campagne francesi, con il testo scritto dal poeta Brown, è un pezzo dalle sonorità più hard-blues. In questo brano Clapton si lascia ipnotizzare da Jimi Hendrix e sperimenta l’uso massiccio del pedale wah-wah, caratterizzando l’album quasi per intero. Resta secondo me uno dei brani che influenzerà la nascita del pop-rock.

Di matrice più classica ed in perfetto stile Howlin’ Wolf e’ Sitting On Top Of The World, dove il blues levigato fa emergere lo stile musicale di Clapton. Il brano successivo è il classico riempitivo del gruppo, Passing The Time suonato da Baker e Bruce, per niente orecchiabile e a cavallo di un proto rock non ben definito.

In As You Said Bruce si diletta con la chitarra acustica registrando una ballata melodica con un lieve alternato pathos vocale.

Pressed Rat And Warthog è in stile jazz con finiture progressive, come per descrivere il futuro della musica che a breve cambierà diventando più complessa.

Politician è un perfetto blues psichedelico che, eseguito in chiave moderna, viene spesso coverizzato da molte band. Uno dei pezzi migliori dei Cream suonato egregiamente col basso ritmico di Bruce, dove traducendo il testo viene da pensare quanto sia attuale il tema (il potere politico…).

Those Where The Days evolve in un sound più psichedelico ma con sperimentazioni jazz che si interrompono con il brano successivo, uno dei classici brani blues, Born Under A Bad Sign. Eric Clapton lo esegue perfettamente con il suo stile da “ slowhand ”, bello e riconoscibilissimo.

Desert Cities Of The Heart mette perfettamente insieme le abilità dei tre musicisti, miscelando un buon rock-blues con accenni di pop. 

Il secondo disco e’ interamente composto da quattro tracce live eseguite al famoso Fillmore West di S.Francisco. E tra queste ve ne sono due che secondo me, valgono l’acquisto intero del doppio album.

Si narra che Robert Johnson, chitarrista blues degli anni venti, fece un patto col diavolo per poter suonare la chitarra meglio di tutti quanti, vendendo l’anima al diavolo. Ne venne fuori il brano blues Crossroads. lo stesso che Eric Clapton interpreta dal vivo in maniera encomiabile.

Quello che ricorda meglio il suo stile inconfondibile è il rock-blues che lo renderà famoso e inimitabile solista. Sicuramente altro episodio in cui i tre talentuosi convivono meglio con i loro strumenti creando qualcosa di buono, di orecchiabile e duraturo nel tempo. Interpretazione fantastica da ascoltare e tenere in casa in qualsiasi formato la si voglia. Semplicemente perfetta.

La lunga suite Spoonful, cover di un brano di Howlin' Wolf pubblicata nel loro primo album, rappresenta quasi 20 minuti di puro blues psichedelico suonato dal basso ipnotico di Bruce. Eccezionale esecuzione con inserimenti strumentali improvvisati di armonica e chitarra sul finale, una interpretazione magistrale del duo Baker-Bruce.

Il brano Traintime ha una sonorità più complessa, poco orecchiabile ma di sicuro interesse tanto da ascoltarla più volte per apprezzarne il suo stile quasi fusion .

L’album si chiude con la lunghissima jam strumentale Toad dove le percussioni di Ginger Baker occupano buona parte del brano che, con i giusti cambi ritmici di Clapton e Bruce, ne fanno un ascolto obbligato per i puristi dello strumento.

Wheels Of Fire nonostante sia una pietra miliare della storia del rock segna la fine del supergruppo che avverrà meno di un anno dopo con l’album Goodbye (realizzato più per obblighi contrattuali), avviando i membri verso carriere solistiche. Un album musicalmente eterogeneo come i precedenti ma complesso ed esasperato a tal punto da averlo in qualsiasi collezione musicale che si rispetti.

Antonio Del Mastro



 

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