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Visualizzazione dei post da giugno, 2023

LE PIETRE MILIARI DEL ROCK: SECOND WINTER DI JOHNNY WINTER.

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  Johnny WInter “Second Winter”, 1969 ( Columbia records) Rock, Blues di  Antonio Del Mastro Nato a Beaumont in Texas nel febbraio del 1944 , John Dawson “Winter” III , appare in pubblico a soli 10 anni in uno spettacolo locale suonando l’ukelele, un piccolo cordofono di origine hawaiana. Incuriosito dal blues che ascoltava la loro domestica di famiglia mentre cucinava e puliva in casa, si appassionò fin da subito a quelle sonorità pur consapevole che quella era musica per negri o non per bianchi (infatti lui era affetto da albinismo). Figlio di genitori entrambi musicisti imparò presto a suonare il banjo ed il pianoforte ma folgorato dai dischi di Muddy Waters e di tutti i grandi bluesman degli anni ‘40 abbracciò presto la chitarra replicando i brani che ascoltava ripetutamente in casa. E nel 1968, al Fillmore East di New York venne invitato sul palco da mostri sacri quali Mike Bloomfield e Al Kooper (famosa la citazione di Bloomfield sul chitarrista…” this cat can play

SETTE DISCHI PER SETTE GIORNI.

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Quali album porterei con me nel caso dovessi assentarmi lontano da casa per vivere sette giorni in un'isola deserta? Un quesito che richiede una risposta secca: sette titoli per sette giorni, uno al giorno, da riascoltare nella solitudine più intima, possibilmente su di una isola deserta molto distante dalla terraferma, lontano dalle tue abitudini, magari all'interno di una casetta munita di pochi confort (tuttavia niente TV né cellulare) il cui profilo guarda il mare tempestoso d'inverno. Un'atmosfera di completa solitudine che induce alla riflessione, fa emergere i ricordi, magari favorisce pure un esame di coscienza. Tutto ciò in una cornice di isolamento volontario il cui scopo dev'essere la seduzione della musica attraverso il riascolto di quei dischi, quelle canzoni e quei suoni che hanno lasciato un segno profondo nella tua vita, segnando ogni momento della tua crescita. Scelta difficilissima come si può immaginare direi ardua, ma questa sfida estrema può

LA STRANA DISPUTA TRA MUSICA ROCK E CLASSICA.

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1. Non riesco ad immaginare la storia dell’umanità senza l’invenzione della musica. Evidentemente essa è nata insieme all’uomo, con suoni, rumori e canti che hanno accompagnato la sua crescita civile e scandito i momenti più esaltanti della sua storia. Suoni e canti che giocoforza presto hanno avuto il bisogno di organizzarsi su basi condivise offrendo così a tutti ampia facoltà di accedere alla sua fonte. E’ un dato di fatto inconfutabile. Certo la musica classica rispetto alle musiche popolari, tribali, etc., per esempio, ha ottenuto la visibilità maggiore essendo questa la musica per antonomasia, la base su cui si fonda un principio e un’idea di suono organizzato su modello universalmente riconosciuto. Almeno a partire dalla metà del settecento, nella sua naturale evoluzione cominciato un secolo prima col Barocco, essa da corpo alle istanze dell’alta società che per ovvie ragione è la prima ad usufruire dei vantaggi di quelle melodie suonate in piccoli ambienti ma che ben presto s