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Visualizzazione dei post da settembre, 2022

UN NUOVO CAPOLAVORO LISERGICO PER I BLACK ANGELS.

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  Con “Wilderness Of Mirrors” il gruppo texano ci offre un altro ventaglio di buone vibrazioni Raggiunta con “Death Song”, (2017) una certa notorietà dovuta ad una quasi ventennale militanza nel campo della musica psichedelica, i texani Black Angels di Christian Bland ( chitarra e voce) e Alex Maas (Bass, sint, etc.) pubblicano, a distanza di cinque anni dal precedente, il seguito di quel capolavoro, considerato all'epoca l'apice del suono della band di Austin. Dopo tanto tempo il gruppo sforna un altro capolavoro dal titolo “ Wilderness Of Mirrors”, accentuando ulteriormente la loro già fertile vena psichedelica su un terreno già saturo di buone vibrazioni. La loro musica si ispira a quel mondo appartenuto ai mitici 13 th Floor Elevators, leggendaria formazione di Austin dei sessanta guidata allora da quel “pazzoide" di Roky Erickson , un personaggio molto stravagante. Trip psichedelici tra i più allucinanti mai sentiti prima, con livelli percettivi molto acidi,

PIETRE MILIARI DEL ROCK: OCTOPUS DEI GENTLE GIANT.

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Gentle Giant “Octopus”, 1972 (Vertigo) Rock progressivo di   Antonio Del Mastro Polistrumentisti e dotati di notevole tecnica, i Gentle Giant sono una di quelle band che un ascoltatore maturo deve avere nella propria collezione. La loro musica è strumentalmente complessa e abbraccia molti generi tra cui Jazz, Folk, Classica con evidenti sfumature medievali e barocche. L’ascoltatore medio non apprezzerebbe affatto la genialità dei tre fratelli Shulman ed il significativo utilizzo del contrappunto. Sempre polifonici, a causa della complessità delle armonie e degli improvvisi cambi degli accordi, la loro musica può sembrare “strana” per un orecchio non allenato. Difficile scegliere quale album sia il migliore ma credo che Octopus rappresenti meglio l’anima della band. Composto da 8 brani dalla durata media di 4 minuti, rispetto a mostri sacri quali Yes , Jethro Tull e Genesis , hanno preferito non espandersi in lunghe suite ma concentrarsi in suoni più personali e complessi. S

LE PIETRE MILIARI DEL ROCK: JUST ONE NIGHT DI ERIC CLAPTON

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Eric Clapton “Just one night”, 1980 (RSO) Blues/Rock di A ntonio Del Mastro L’album “Just One Night” segna il ritorno del mitico chitarrista dopo un periodo di crisi personale (resterà segnato dalla morte di Jimi Hendrix e successivamente da quella di Duane Allman). Registrato al Budokan Theatre di Tokyio nel dicembre del ‘79 e pubblicato a novembre dell’anno seguente il concerto venne inciso su un doppio vinile e sei anni dopo remasterizzato su doppio CD. La vena artistica di slowhand (“manolenta”) viene fuori con il massimo della forma dopo i problemi avuti con la droga che lo avevano afflitto. Considerato e accettato dalla comunità afroamericana come l’unico vero bluesman bianco di tutti i tempi, dimostra con questo album di passare con semplicità dal pop al rock, dal boogie al blues, grazie al suo tocco chitarristico unico ed inconfondibile (ditemi quanti chitarristi riuscireste a riconoscere tra tanti…Hendrix? Beck? Page? Vaughan? Clapton è anche uno di questi). Nel disco t