ZUPPA DI CRAUTI A MERENDA.


 Un accenno alla mia personale esperienza con il Kraut Rock tedesco dei settanta.

Sull'universo musicale tedesco che va dalla fine degli anni '60 e si ferma soltanto davanti alla furia devastante del punk nel '77, molto sinteticamente denominato Kraut Rock o Cosmic Rock a secondo del senso che si vuol dare a quella musica prodotta in terra germanica, abbiamo avuto molta letteratura. Molti indicano come filo rosso l'esperienza espansiva dei Pink Floyd, captate con profitto da quelle parti, quale origine del genere; altri invece, più attenti, invece attribuiscono alla natura sperimentale (e alla loro tradizione classica-esoterica) di quegli artisti e quelle formazioni che hanno guardato sopratutto dentro le loro radici musicali. In entrambi in casi, considerata la varietà dei suoni espressa, possiamo dire che tutti e due hanno la ragione dalla loro parte. Insomma la musica rock tedesca dei seventies assimila tanto la tendenza avanguardistica e minimale, senz'altro quella più personale e interessante, proveniente dalla loro tradizione, quando le sonorità rock espansive già presenti sulla scena europea. Tuttavia si tratta di una musica che ha un proprio timbro di qualità evidente nel grande magma della musica rock prodotta in quegli anni.

A secondo dei gusti di ciascuno il Kraut Rock, nella complessità delle sue varianti, può essere apprezzato da tutti o quasi senz'altro da coloro aperti alla musica concettuale, che hanno stabilito da tempo un rapporto libero e fruttuoso, in termini emozionali, con quelle sonorità, costruito sul paradigma che vuole la musica come strumento per raggiungere le percezioni più intime della mente e dell'anima. In questo senso molta musica progressiva (per darle una etichetta molto in voga in quel periodo fuori dai confini germanici), prodotta in quegli anni a iosa, deve qualcosa anche al Kraut. Si è trattato di uno scambio di esperienze, tra le diverse aree – anche a livello inconscio/psicanalitico - che ha contribuito a fornire senz'altro più sostanza e completezza al genere.

Il mio Kraut (ma il termine, usato in senso dispregiativo dagli inglesi, non ha trovato corrispondenza tra gli interessati) l'ho incontrato un giorno del 1973 grazie all'acquisto di un paio di album, tra quelli più rock i più gradevoli : “Wolf City” dei Amon Dull II e “Zeit” dei Tangerine Dream, due lavori diversi per approcciarsi al rock tedesco. Il primo più autenticamente rock, con una scrittura divisa tra ballate (grazie alla bella voce di Renate Knaup che ricorda molto nei modi Grace Slick) e un certo suono cosmico presente nella prima facciata del disco, può essere consigliato ai neofiti della band di Dussendolf, poiché assicura un ascolto più gradevole rispetto ai lavori precedenti, che sono molto più personali. A cominciare per esempio da “Yeti”, che noi imparammo a considerarlo da subito come l' espressione più alta della loro musica. Ma ciò avvenne alcuni anni dopo quando la conoscenza del fenomeno si era evoluta in tutte o quasi le sue manifestazioni più seduttive.

Riguardo i Tangerine Dream di Zeit, da Berlino, devo dire che il doppio album si presentò sin dalla foto di copertina come un condensato di sonorità cosmiche, sperimentali, dove l'elettronica trova una sua applicazione creativa a partire sin dai primi brani (“Birth Of Liguid Plejades”) in cui un quartetto di violoncelli ben si sposa con le tastiere/sintetizzatori per dare la sensazione all'ascolto di trovarsi di fronte ad suono liquido che sembra attraversare l'intero lungo tratto della durata dell'opera. Un lavoro complesso per noi ancora legati sentimentalmente ai suoni più rassicuranti dell'hard rock inglese, ma che tuttavia ci dava, nella citazione, un tono più intellettuale.

Gli Amon Dull II e i Tangerine Dream erano soltanto due punte, seppure importanti, in una selva di artisti che incisero molto, scommettendo sulla crescita del Kraut, nello sviluppo del genere attraverso forme d'intervento sempre più sofisticate, aperte all'elettronica sperimentale, cosmica, ossessiva, rumoristica, che cita Stockhausen come lume tutelare, che affida alla genialità di molti il proprio valore identificativo.

I Tangerine Dream avrebbero successivamente prodotto “Phaedra” da molti considerato il loro capolavoro se non altro per la grande eco avuta in campo internazionale, come anche gli Amon Dull II che sarebbero però caduti per esaurimento delle idee dopo la messa in opera di una quantità di album non sempre all'altezza della situazione. Oltre a “Yeti” dobbiamo citare anche il leggendario “Phallus Dei”, il loro lavoro più dissacrante.

Riguarda al resto, che io ho conosciuto molti anni dopo, nella cosiddetta era digitale, bisogna quantomeno citare alcuni nomi, fondamentali, per avere un quadro più o meno completo della materia. Innanzitutto i Popol Vuh di Florian Fricke, pianista. La band prende il nome dal libro sacro degli Inca, e fu la prima a fare uso dei sintetizzatori come arte applicata alla musica creativa aprendo la strada ad altre formazioni. Da avere i primi due album storici: “Affenstunde” e, sopratutto, “In Den Garten Pharaos”, registrato in parte nella chiesa diocesana di Baumberg, Bavaria. Sono album dalle dimensioni cerebro-spaziali notevoli, con suoni fuori dagli schemi, che aprono orizzonti dai risvolti infiniti, dove il dettaglio, la raffinata concezione del suono, sia acustico che elettronico, possiedono un equilibrio unico.

Poi i Can, Ash Ra Tempel, i Faust, congreghe di sperimentatori assidui anche se i primi, rispetto a gli altri, conservano uno spirito crossover più incline ai suoni variabili, tra rock, psichedelia e certi ammiccamenti all'arte zappiana piuttosto evidenti. Da raccomandare il loro capolavoro, e uno dei testi sacri del Kraut, “Tago Mago” del 1971 mentre per i Ash Ra Tempel, più legati a suoni più convenzionali (rock blues e con qualche riguardo per i Pink Floyd) da suggerire il loro primo album del 1971. Decisamente migliori i Faust senz'altro molto più innovativi dei nomi finora citati, di cui è consigliabile, anche in questo caso, il primo album che possiede una curiosa copertina a forma di lastra radiografica (anche questo 1971, l'anno di grazia del Kraut Rock!), oltre ad un tipo di musica sperimentale suddivisa tra minimalismo e rumorismo, artifici geniali e musica d'avanguardia, il tutto disperso nella loro produzione discografica, peraltro notevole.

Delle altre formazioni (tipo Kraftwerk, Cluster e Neu! per esempio) che hanno prodotto principalmente musica elettronica sperimentale senz'altro più estrema, è per coloro che amano questo tipo di suoni particolari. Per gli altri basta e avanza ciò che abbiamo scritto.

LUIGI CIAVARELLA

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