TRA MR. FANTASY E JOHN BARLEYCORN, LA LEGGENDA DEI TRAFFIC.
Nonostante il
primo disco risalga al 1967 la storia musicale di Stevie Winwood affonda le radice addirittura nel 1963 nel momento
in cui si forma a Birmingham lo Spencer
Davis Group, che prende il nome dal fondatore, il chitarrista Spencer Davis, e che ruota intorno ai
fratelli Muff e Stevie Winwood i quali, insieme al batterista Pete York, completano
la formazione. Suonano principalmente blues, tra il canonico e qualche fuga in
avanti, come molti altri gruppi del periodo d’altronte, ma la eccezionalità del
loro sound (e il conseguente successo) è dovuto alla voce incredibile di Stevie Winwood, davvero straordinaria
(oltre l’uso delle tastiere).
Dopo il
successo di Gimme Some Lovin’ e I’m A Man (gli epocali hits che smuovono
le classifiche di mezzo mondo, Italia compresa) Stevie Winwood lascia Spencer
Davis al culmine del successo per formare una propria band: i Traffic insieme a Jim Capaldi, il fedele batterista, Dave Mason, il capriccioso chitarrista e Chris Wood ai fiati.
La formazione
trova subito ospitalità presso la Island Records del giovane rampollo della
borghesia inglese Chris Blackwell, proprietario
dell’ insolita etichetta fondata in Giamaica a fine anni ’50 inizialmente per
diffondere in verbo reggae. Debuttano subito con un capolavoro dal titolo Mr.Fantasy che possiede contenuti
psichedelici, peraltro molto diffusi nella Inghilterra di quello anno (siamo nel
fatidico 1967), accanto a temi folk pop di bella scrittura. Da Coloured Rain a Heaven Is In Your Mind passando per No Face No Name No Number, che avrà anche una versione italiana da
parte dell’ Equipe 84, l’album si fa apprezzare ovunque. Il brano più noto è lo
splendido Mr.Fantasy che da solo vale
l’acquisto dell’album. Con il secondo disco (dal titolo omonimo, 1968) si
produce una frattura tra Winwood e Mason a causa di alcune divergenze
artistiche. Tuttavia nonostante ciò il risultato è ugualmente ottimo. Anche se
meno lisergico del precedente (nel 68 sta già scemando l’interesse per la
psichedelia) l’album si fa valere per alcuni titoli che diventeranno presto dei
classici. Prima fra tutti Feelin’ Alright – scritta da Mason prima
dell’abbandono - seguito da Pearl Queen e
40.000 Headmen.
Dopo quel
disco epocale i Traffic allentano la tensione con un disco live, Welcome To The Canteen, con il quale allargano la formazione ai nuovi arrivati
Reeebop Kwaku-Baah e al batterista Jim Gordon, oltre ad accogliere
temporaneamente Dave Mason. Dal
successivo The Low Spark Of High-Heeled Boys, con lunghi
brani impegnativi, e il seguente Shoot
Out At The Fantasy Factory , nel 1973, - con i quali ottengono un
sorprendente successo negli USA – i Traffic chiudono la loro storia con
l’ultimo sussulto discografico, When The
Eagle Flies, nel 1974 (un po’
sottotono in verità). In ultimo anche un buon live, On The Road, pubblicato l’anno precedente, che è il resoconto di un
lungo trionfale tour effettuato in Germania.
Luigi
Ciavarella
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