"LU FRUSTERE", PEPPINO COCO CANTA JOSEPH TUSIANI
Vi sono relazioni e persino affinità tra la poesia e la musica.
Da sempre questo rapporto si è consumato, forgiato e definito sul filo di un
confronto sulla distanza tra parola e musica, libro e pentagramma, che ha
prodotto nel tempo autentici capolavori. Tanto quando la poesia si è misurata
con la musica (si pensi a l’effimero ma calzante mondo della musica rock
d’impronta soprattutto cantautorale) quando, viceversa, il
musicista ha “rubato” alla parola la sua anima gentile e ne ha sovvertito la
funzione inventandosi nuove mediazioni. Un rapporto, quello tra poesia e
musica, che ha sempre goduto, nonostante i conflitti inevitabili, una sua
peculiare vitalità.
Il caso di Peppino Coco entra nel novero di
questa seconda ipotesi ed è perlomeno emblematico poiché evidenzia
significativamente la natura fluttuante di questo rapporto. Si tratta nel
nostro caso di una sollecitazione scaturita dalla lettura di alcune poesie
di Joseph Tusiani che egli traduce in canzoni
adeguando il testo alle sue percezioni musicali con arrangiamenti e
melodie molto pertinenti alla natura del testo. Un lavoro altamente meritorio
se consideriamo l’audacia con cui l’Autore si pone di fronte ad un testo
letterario dialettale, riservato in ogni caso ad una ristretta cerchia di fruitori.
Non a caso hanno entrambi in comune la condivisione di un condizione
umana prima ancora che culturale. Il risultato tuttavia è oltremodo grandioso
se non altro perché vengono alla ribalta nuove forme espressive che, sulla
spinta di una immaginaria linea di confronto/competizione, entrano d’autorità
nel circolo culturale della nostra comunità introducendo elementi nuovi.
Nel nostro caso si tratta di due Frustere (forestieri) poiché entrambi, pur nativi, risiedono fuori dalla nostra città e può essere stato questo il motivo principale che ha prodotto questo confronto sulla distanza da parte del Coco. Di sicuro li sappiamo entrambi sostenuti da un amore sincero per la propria terra e dalla nostalgia che ne deriva. Una tempesta emotiva che non è difficile trovare tanto nella scrittura di Joseph Tusiani quando negli adattamenti musicali di Peppino Coco, che ne è la naturale conseguenza. Due anime frustere, che seppure molto distanti, per temperamento, fisicità e formazione, qui si intercettano magnificamente interpretando, ciascuno a suo modo, tutto il loro “struggente e costante senso di perdita del vissuto” (Anna Siani) attraverso una scelta, da parte di Peppino, di undici canzoni-poesie che possiedono una forza emotivamente molto travolgente. (Peppino Coco risiede a Castelfranco Veneto invece Joseph Tusiani a New York).
La poesia di Joseph Tusiani non è nuova a questo genere di manifestazioni. Nel mese di giugno del 2008, per esempio, nella cornice ideale della Padula (molto cara al poeta italo americano) il gruppo Festa Farina e Folk offrì un delizioso intermezzo musicale dedicato al poeta delle due terre attraverso un saggio musicale rivolto alla sua poesia. Lu Cummente, interpretato con trasporto da Angelo Ciavarella, voce e chitarra, con i contributi di Claudio Bonfitto al sax soprano, fu il motivo centrale del pomeriggio musicale. Ma l’evento culminante fu determinato dalla presenza stessa dell’Autore che, con tono struggente recitò la poesia, forse in uno dei momenti più memorabili della nostra storia recente. Allo storico evento vi parteciparono anche il compianto prof. Michele Coco, Raffaele Nardella e un numero considerevole di spettatori interessati. Le riprese video furono effettuate da Domizio Nardella, da cui venne realizzato un DVD inviato anche a Michael Tusiani, fratello del poeta, che apprezzò molto l'iniziativa. Il tutto si svolse sotto l’egida della locale sezione dei carabinieri in congedo di San Marco in Lamis, che ha sponsorizzato l'evento grazie soprattutto all'impegno del presidente Michele Schiena. Una testimonianza che dimostra quanto sia diventato necessario (e produttivo) oggi il legame tra poesia scritta, declamata e musicata alla luce dei nuovi tempi che stanno riducendo sempre più gli spazi d’intervento di quegli ambiti un tempo affidati alla sola sacralità della parola il compito della divulgazione.
D’altra parte anche Michele Fulgaro, pioniere della canzone popolare del paese, ha rivolto alla poesia dialettale un’attenzione leale e rispettosa traducendo in musica scampoli poetici di Francesco Paolo Borazio (Santa Loia_ Video sotto) e Michele Martino (Natale) con risultati davvero sorprendenti (1991).
Riguardo il compact di Peppino Coco (cito la prima edizione
datata 2004) si tratta di undici poesie in gran parte proveniente dal libro
“Tireca Tareca”, (peraltro un titolo dal suono musicale) pubblicato nel 1978
dalle edizione de i Quaderni del Sud di Antonio Motta e Cosma Siani: I ame a cogghie
mericole, guagliò, I’me so presentate alla ‘ssacresa, Lu
trene la garganica, Lu frustere e Pisciavunnedda
de tanta chelure, che egli interpreta, con voce e chitarra classica e i contributi
musicali di Claudio Corradini, interpretati con molto garbo e partecipazione
emotiva dando a ciascun brano il giusto risalto attraverso un arrangiamento
leggero in cui prevalgono strumenti acustici appena contaminati dalle
tastiere, molto pertinenti tra l’altro, in un contesto di grande rispetto per
l’opera del Tusiani. Nel brano La Metenna è presente anche una
voce femminile (Maria Coco, moglie di Peppino).
Altri tre brani appartengono a Lacrime e Sciure,
sicuramente il libro di poesie dialettali più famoso del poeta garganico :
“Quanta vote” (“ Quanta vote lu penzere come l’onna dullu
mare me diceva : janna, janna”), “La Metenna” (La mietitura ) e la
bellissima “Ninna nanna” (La vi’ la vi’, camina na mureia sope la
nannavicula ‘nnucenta. Addùrmete, trasore, non è nnente: jè l’ombra
mija che te nazzecheia”). Infine “So sette li jurne” che proviene da un
poema che Tusiani pubblicò nel 2001, “Lu ponte de sòla” (Poema in dieci canti
in dialetto garganico) e “La serenata” che è tratta da una raccolta di poesie
dal titolo “Rifiutate e sparse” (di cui non so dare notizie).
Insomma due universi che qui si incontrano, si intrecciano e si
confrontano ciascuno forte del proprio sentimento d’amore verso le proprie
radici, la propria appartenenza, quasi il rifugio dell’anima, una luce che si
svela ai loro bisogni interiori. Parole e musica che arricchiscono la nostra
terra di nuove espressività e che saldano infine il loro debito di
riconoscenza.
LUIGI CIAVARELLA
Note
Dodici anni dopo, nel 2016, Peppino Coco inciderà un altro CD
dal titolo "La Padula" interpretando altre 13 poesie di Joseph
Tusiani proveniente dal suo sterminato catalogo cantate sempre con gusto e abilità compositiva di cui ho scritto anche in questo caso una recensione
seppure lavorando su file inviati dall'autore in maniera disordinata. Anche se
non cambia la sostanza mi ripropongo di riscriverla poiché anche in questo caso
Peppino Coco ha saputo trasmetterci da par suo altre autentiche emozioni.
* L'articolo è stato in origine pubblicato su "Si
Sapisse", periodico di San Marco in Lamis, il mese di febbraio 2017, e dal
sito www.sanmarcoinlamis.eu/Music'Arte in data 25/2/2017. (LC)
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