UNA VALIGIA PIENA DI DISCHI.


Quando, dopo quasi due anni di permanenza a Colmar (Alsazia), durante la quale, nonostante la mia giovane età avevo lavorato per tutto il tempo, (non per sostenere la mia famiglia perché ci pensava già mio padre, ma per i miei bisogni voluttuosi), son ritornato al mio amato paese, tra le altre cose, mi sono portato dietro una valigia piena di dischi, fumetti e alcune riviste di musica rock. Erano le mie passione, quelle che sono rimaste ancora oggi, nonostante i tanti anni trascorsi da quel giorno, intatte, appiccicate addosso come una seconda pelle, che si spostavano con me da un luogo all'altro per sempre. Si era conclusa la mia esperienza francese.

Il fardello, che corrispondeva pressappoco ad una cinquantina di album, tra cui alcuni, pochi in verità, comprati nel mese di agosto del 1971 nel mio paese durante le vacanze, più una trentina di 45 giri, fu quanto riuscii ad acquistare durante il periodo rimasto lassù nei vari negozi di dischi sparsi nella città alsaziana.

Erano tutti dischi di musica rock: dai Pink Floyd ai Santana ai Ten Years After (“Cricklewood Green il mio album acquistato) sino ai Black Sabbath, Led Zeppelin, The Who, John Lennon, Creedence Clearwater Revival (tutta la discografia sia in Long Playing che in 45 giri) etc. senza, stranamente, dedicare alcunché di importante alla musica rock/pop francese che pure ne avevo subito il fascino.

Però, a pensarci bene, del rock francese qualcosa avevo. Poca roba soltanto tre dischetti, che mi son portato via da Colmar. Erano 45 giri comprati perché i Triangle erano abbastanza noti in Francia (e poi avevano suonato in un Club di Colmar), i Martin Circus in quanto formazione pop di successo, e, infine Johnny Halliday, non soltanto perché era un idolo rock francese, ma sopratutto perché aveva appena pubblicato una cover dei miei amati Creedence Clearwater Reviva dal titolo “Fils de personne” ovvero “Fortunate Son”. Dei tre soltanto i Martin Circus (“Je m'eclate au Senegal” niente di trascendentale si intende, ma balsamo al riascolto per le mie orecchie) si è disperso chissà dove mentre gli altri due sono ancora qui con me, custoditi nelle apposite custodie.

Non che io fossi completamente a digiuno di Rock, intendiamoci prima di raggiungere la lontana Francia. Qualche idea, seppure ancora un po' confusa, di cosa fosse il rock e cosa rappresentasse per noi giovani l'avevo sin da subito percepita. Insomma la svolta rocchettara si era già manifestata nel 1970 nel mio paese natio nell'istante in cui ero riuscito ad intercettare un paio di singoli che cambiarono completamente la mia visione della musica : “Black Night” dei Deep Purple e “Paranoid” dei Black Sabbath, quest'ultimo in una curiosa veste juke box. Anzi ancor prima di questa rivelazione, ad essere più precisi, fu il singolo “Sgt. Pepper's Heart Lonely Club Band” (Retro “A Day in the life”, stupenda) dei Beatles a catturare la mia attenzione (casualmente poiché il 45 giri, anche questo bianco di juke box (foto sotto), l'ottenni gratuitamente in seguito all'acquisto di un pacchetto di caramelle in una tabaccheria del corso), quindi ad aprirmi per primo gli occhi sui benefici che avrei assaporato se il mio cuore si fosse affidato a quei suoni e quelle buone vibrazioni.

Però, nel settembre del 1972, ritornato definitivamente a casa, nell'atto di svuotare la valigia del suo prezioso contenuto, mi resi subito conto di non possedere spazio sufficiente per sistemare le mie cose. Soprattutto riguardo i dischi e il giradischi poiché i fumetti di lì a poco li avrei buttati via salvo trattenere qualche copia del Captain Swing (Il comandante Mark) che tanto adoravo. Lo spazio riservato alle mie passioni inizialmente fu limitato poi siccome venni lasciato solo a gestire la mia vita (mia madre ritornò subito dopo a Colmar per stare con mio padre) allora provai ad organizzarmi per conto mio nel migliore dei modi.

Il giradischi era un Telefunker mono a forma di valigia il cui coperchio fungeva da altoparlante, che avevo acquistato subito dopo aver ricevuto i primi soldi dello stipendio, cioè alla fine di marzo del 1971, presso un negozio della Rue des Clefs. Con la stessa paga comprai (a rate) anche una bicicletta perché mi serviva per recarmi al lavoro.

Il giradischi l'ho dato via sostituendolo con un apparecchio stereo della Reader's Digest che aveva due diffusori e un suono decisamente migliore. Era un giradischi molto diffuso in paese perché costava ratealmente una miseria e consentiva a tutti di accedere all'ascolto dei dischi finalmente in stereofonia.

Purtroppo molti di questi dischi li ho venduti ad amici e conoscenti alla vigilia della mia partenza obbligatoria per il servizio militare (marzo 1974), sconvolto dal pensiero di dover vivere una esperienza allucinante come infatti lo fu. Se ne salvarono una mezza dozzina perché siccome erano i preferiti della mia fidanzata (i due John Lennon, Neil Young, etc.) li trattenne per sé però in un secondo tempo alcuni altri li recuperai da qualche amico che generosamente me li  restituì, compresa l'intera collezione dei Creedence Clearwater Revival a 45 giri.

LUIGI CIAVARELLA


il 45 giri dei Beatles

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