IL BLUES METROPOLITANO DEI CANNED HEAT.
I Canned Heat, come molti altri nomi presenti al Festival di Woodstock, li ho conosciuti attraverso Going Up The Country, il brano con la voce in falsetto di Alan Wilson, contenuto nel famoso triplo album. Un brano che colpisce subito per l'inusitata particolarità del suono, con quel flauto introduttivo e quel filo di voce rauca. Fu subito chiaro per me che si trattava di una formazione di blues canonico, che guardava al blues urbano di Chicago con devozione quasi assoluta. Insomma quello più vicino al boogie quindi alla jam, tanto per intenderci.
Il gruppo prende il nome da una canzone del bluesman Tommy Johnson e nella band, oltre a Alan “Blind Own” Wilson (così chiamato per la forte miopia, morto nel 1970 a causa di una overdose di barbiturici),- lo affianca Bob Hite, detto The Bear per l'incredibile mole, entrambi fondatori. Bob Hite è sopratutto un formidabile collezionista di vecchi dischi blues. I primi album sono tra l'ottimo e qualche puntata di eccellenza. Tra i migliori da annoverare Boogie With The Canned Heat e, sopratutto, Living The Blues, due esempi di blues metropolitano dominato dalle voci sia di Alan Wilson (comunque poco adeguato in alcune parti) ma sopratutto di Bob Hite, dotato di un timbro di voce molto più viscerale. (John Mayall gli dedicherà una canzone). Fanno parte della formazione anche Henry Vestine, uno dei migliori chitarristi blues d'America, - assente però a Woodstock – Larry Taylor e il messicano Fito de La Parra, la base ritmica.
Bob Hite morirà nel 1981 a soli 38 anni.
Ripreso da un vecchio brano di James Oden, On The Road Again è un boogie dallo stile inconfondibile, ossessivo, pezzo forte di Boogie With Canned Heat, (ancora sulla strada), che evoca il desiderio di libertà caro al popolo hippy. Prima c'era stato il calligrafico omonimo debutto (1967), una rilettura dei vecchi classici del blues, canonico, senza sussulti particolari. Seguirà un doppio album con John Lee Hooker, (Hooker'N'Heat, 1971), un incontro storico che coglie però i Canned Heat impreparati a causa di alcune defezioni. Tuttavia il risultato è più che pregevole.
Da ricordare due buoni album: Hallelujia del 1969 e Future Blues dell'anno
Luigi Ciavarella
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