IL PRIMO VINILE NON SI SCORDA MAI.


Scusate se parlo un pò di me

Il primo long playing che ho comprato risale alla fine di febbraio del 1971. In quel tempo abitavo in Alsazia e avevo da poco conquistato il diritto al lavoro in una piccola fabbrica alla periferia della città di Colmar. Ero lì da meno di due mesi quando ricevetti il primo salario di febbraio (la prima paga in assoluto che io abbia mai ricevuto!) che mi servì per acquistare la bicicletta (in tre rate), un giradischi mono della Telefunken (sei rate) e appunto il primo album rock della mia vita. Il disco, che custodisco ancora gelosamente tra le mie memorie importanti, si chiama Clicklewood Green dei Ten Years After (foto sopra) e si tratta del secondo disco pubblicato dal gruppo di Alvin Lee dell’era hard blues, dopo l’esplosivo Ssssh.
L’acquisto in verità mi era stato consigliato, così come pure il giradischi, da un mio carissimo amico che, ancora oggi, a distanza di tanto tempo, rimane, - nonostante abitiamo a distanze siderali - , la persona con la quale vanto una amicizia inossidabile, fraterna, proseguita nel tempo e mai venuta meno. Dopo tanto tempo non saprei dire se l’oggetto di tanto desiderio l’avessi comprato nel negozio di dischi Schneider o Muller, posizionati, tra l’altro, a poca distanza l’uno dall'altro, nel centro storico della città (foto sotto). La differenza tra i due punti vendita era sostanziale poiché mentre il primo vendeva dischi ed altro (anche elettrodomestici etc.) Muller si occupava soltanto di vinile. Schneider disponeva però, rispetto a Muller, di una sala ascolto in fondo alla stanza, con la finestra che dava su un giardino privato – molto utile per noi giovani sprovveduti acquirenti –  mentre Muller offriva maggiori garanzie, in termini di tempestività, sui titoli freschi di stampa. Insomma era più attrattivo e pratico. Naturalmente vi erano anche alcuni centri commerciali (tipo Aux Villes de France e il Prisunic) forniti di reparti dischi ma erano poco accessibili, mal forniti e snobbati dai veri cultori del vinile. Muller diventò da subito il mio punto abituale di riferimento e così in quello stanzone ben ordinato di scaffali, con i poster attaccati alle pareti e un profumo di spezie sempre presente, che rendeva l’ambiente molto allietante, io imparai presto a farmi una cultura musicale, con curiosità e passione crescente, merito anche di una graziosa commessa (la bella Marie-Claire) che dispensava a tutti consigli sugli acquisti ma diceva no a tutto il resto. 
La mia passione per la musica rock nasce così in modo naturale, giorno dopo giorno, stimolata e arricchita anche da alcune riviste di supporto che mi aiutarono molto ad orientarmi in un universo peraltro dalle proporzioni gigantesche (Best, Rock & Folk, etc.) e, sopratutto, anche dai contributi di un gruppo di amici, appassionati come me, tra cui alcuni incontrati sul posto di lavoro e altri che avevo in comune con Jean. Tra questi lo spilungone Roland che possedeva una selva di dischi impressionanti disposti lungo la parete della sua cameretta che qualche volta mi invitava a visitare dandomi consigli sulle formazioni e i generi su cui puntare per godere delle buone vibrazioni del rock. Roland fu un prezioso suggeritore ma fu evidente che imparai presto a scegliere da me il mio vinile e le persone con cui condividevo la passione diventarono presto degli interlocutori, frequentando con loro anche i luoghi dei concerti che si tenevano in città e nei dintorni, anche perché Roland si era nel frattempo trasferito a Strasburgo ed io dovetti rinunciare per sempre alla sua preziosa discoteca e alle sue innegabili competenze in materia.
Luigi Ciavarella



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