“NAZZ NAZZ” OVVERO QUANDO IL TRADITIONAL DIVENTA POP.
Ripropongo un articolo pubblicato nel giugno del 2011 con qualche correzione nella forma.
Può apparire blasfema e persino oltraggiosa da
parte di un gruppo di ragazzi e ragazze, studenti del locale Istituto Superiore Pietro Giannone, questa
incursione corsara nei fondali della tradizione popolare sammarchese, cosi
ricca di storia da riempirci un libro (Canti
popolari di San Marco in Lamis, a cura di Raffaele Cera, 1979) e divenuta nel frattempo, in tanti anni di
ricerca e di approcci musicali, fonte di ispirazione di formazioni folk formati
sulla scia di queste melodie stupende cresciute all’ombra dei vari Celano Musica, Muntagnole e soprattutto dei Festa
Farina e Folk, il gruppo che per ultimo ha saputo darle una valenza definitiva,
per continuità e rispetto, nel solco
della tradizione, sino ai giorni nostri, non prima di aver pubblicato, durante
la loro storia, un paio di audiocassette originali e un album, nel 2007, che
rimane a tutt’oggi il vertice assoluto di
tutta la produzione discografica locale.
Gli studenti del gruppo musicale dell’istituto
Giannone, che hanno già pubblicato in passato un album di brani di musica pop, (Download, 2010) affrontano, in questo
secondo lavoro, anche loro il tema del recupero della canzone popolare,
aggiornando il catalogo su piani di
lettura molto differenti dalla tradizione. Naturalmente il loro approccio è
tutt’altro che rigoroso in termini ortodossi ma non per questo meno
interessante sul piano dei risultati. Anzi i brani qui acquistano una
freschezza sorprendente e una rinnovata energia che interagiscono sulla qualità
dell’intero progetto, rinnovando oltremodo, nel segno della modernità, quel
processo di revisione della canzone popolare su basi nuove e moderne, senza mai
stravolgerne l’anima fondante.
L’album, che ha per titolo Nazz Nazz Canti popolari in
chiave molto moderna!, consta di 11 brani, la maggior parte dei quali
proveniente direttamente dal patrimonio classico musicale del paese, altri, pur
essendo parte della nostra storia, non hanno finora avuto una legittimazione
musicale. A ciò si aggiungano un brano di Matteo
Salvatore (La bicicletta) e un curioso
omaggio al suono della zampogna.
I brani classici sono La vadda de Stignano , posto in apertura, che viene qui introdotto
dalle note di pianoforte di Michele
Gravino, tema che riserva sempre un brivido
particolare grazie anche alle voci di Sara
La Porta, Alessio Lops e Luigina Daniele;
La mamma de Cuncettella, che Ciro Iannacone le da un taglio decisamente
rock, gradevole ed efficace, come il brano che segue, I’me ne vaje pe d’acqua, dal retrogusto blues peraltro ben
sostenuto dalle voci di Giandomenico
Nardella e Arcangela Cursio, sino
a Affaccete Marì forse il brano più
intenso dell’album, con una buona interpretazione da parte di Donato Ugo Giuliani e Annarachele Martino su note di flauto e
tastiera dalla andatura tipica della ballata folk.
Con Joje je
Gnensante si entra nella natura goliardica dei ragazzi, che riportano indietro
nel tempo le lancette dell’orologio,(ma non troppo poiché l’usanza non è del
tutto scomparsa nel giorno di ognissanti) arrangiando il testo con un suono di
fisarmonica.
Suoni struggenti di sax, suonato da Giandomenico Nardella, e assecondati dalle
tastiere di Michele Gravino, evocano
uno dei brani più belli della nostra tradizione popolare, Ascigne, Nennella, Ascigne, brano dalle tonalità intense e notturne
e con un arrangiamento memorabile.
I restanti brani, da Voje cumpà, voje cummà, una ballata tipica del posto, però in una versione inedita e dominata dalla chitarra blues di Ciro Iannacone, dove sembrano tutti divertirsi, a la “ Bicicletta “ del compianto cantautore
di Apricena, ironica ed allusiva qui interpretata in stile country, con il
contributo vocale di tutti e La jamma de
jomma, altro irresistibile inno alla
sana goliardia, arrangiato ai limiti dell’ hard rock, completano, insieme a una
curiosa Li pecure, eseguita con la
zampogna da Vincenzo Maria Tenace, e l’immortale tarantella paesana Quanna
abballa lu ricce in una versione inusuale, molto suggestiva e profonda
(suggellata dal vocione del Ciro!), uno degli album più originali e gustosi mai
pubblicati in paese.
Un lavoro che apre prospettive nuove nei rapporti
tra pop e tradizione, musiche e parole che qui convivono in uno stato di grazia
apparente, considerata anche l’oculatezza della scelta dei canti che introduce
una continuità salutare con le nuove generazioni, grazie soprattutto al
sostegno e all’impegno profuso da Ciro Iannacone
in questo progetto che lo ha curato e fatto proprio, - insieme ad un gruppo
di ragazzi e ragazze eccezionali - dimostrando che si può interferire nella
nostra storia musicale senza travolgerne
il senso.
Luigi
Ciavarella
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