LE PIETRE MILIARI DEL ROCK: "TRES HOMBRES" DEI ZZ TOP (1973)
ZZ
Top
“Tres hombres”, 1973 (London Records)
di Antonio Del Mastro
Come tanti altri gruppi dell’epoca a cui la critica si rivolse in maniera frettolosa, gli ZZ Top dovettero farsi una certa gavetta prima di essere apprezzati musicalmente. Infatti con i primi due album (First Album e Rio Grande Mud) suonati con il solito grezzo blues sudista dovettero aspettare il 1973, anno della pubblicazione di questo meraviglioso disco. Tres Hombres imporrà ai comuni mortali quel sound che renderà abbastanza unico il trio del Texas, Billy Gibbons alla chitarra, Dusty Hill al basso e Frank Beard alla batteria. E’ l’anno di The Dark Side Of The Moon dei Pink Floyd e Selling England By The Pound dei Genesis, ma soprattutto di album prettamente sudisti quali Desperado degli Eagles, Brothers & Sister degli Allmann e il debutto dei Lynyrd Skynyrd con il loro omonimo disco (hai detto niente…) perciò di difficile apprezzamento se non sei un gruppo blasonato ma anche ottimo trampolino di lancio, quell’onda che cavalchi soltanto se sei bravo a farlo…
Composto da 10 tracce inedite di matrice southern come conviene, è l’album degli ZZ
Top di maggior qualità artistica a differenza di Eliminator del 1983 che
vanterà un apprezzabile successo commerciale. Si passa da brani che ricordano
da vicino il blues di Duane Allmann come in Jesus Just Left Chicago e Hot,Blue And Righteous e
di Lightnin’ Hopkins in Sheik e Have You Heard? fino
alla più sperimentale sonorità con groove psichedelico di Master Of Sparks, direi
quasi proto-punk. Nel brano Move
Me On Down Line è presente più il rock britannico
dell’epoca, facile immaginare quindi Townshend & Co con cocktail a base di
tequila (questa mi è venuta spontanea).
Discorso diverso per Waintin’
For The Bus e Beer
Drinkers & Hell Raiser ed anche Precious And Grace che
reputo i brani per antonomasia del sound dei ZZ Top, quello che rappresenterà
la loro struttura musicale futura (a parte qualche parentesi di ritorno al
classico blues delle origini). Qui Gibbons ci delizia con dei riffoni
chitarristici che faranno da insegnamento a gruppi quali Motorhead e Van Halen
per dirla tutta, la ritmica è decisamente più hard rock e rappresentativa dei
mitici capelloni e tossici a cui va la mia stima assoluta (artisticamente
parlando).
Nome curiosamente preso da una cittadina del Texas (sarà un caso?) dove era
presente un brothel quale istituzione locale fino alla sua chiusura avvenuta
nello stesso anno della pubblicazione dell’album, La Grange è una
bomba boogie blues contenente il riff più famoso di Gibbons
e la ipotetica figura incazzata di John Lee Hooker a suggerirne il ritmo. Non
me ne vogliate ma gli ho sempre immaginati cosi su questo brano, chiusi in
qualche contea sperduta a farsi di…beh credo di aver reso l’idea. Mi piace
riportare una citazione di Jon Tiven, noto chitarrista, produttore discografico
nonché giornalista americano che disse “ Sul palco non sembrano nient’altro che
un mucchio di stupidi stronzi del Texas, tre ragazzi che sono appena usciti dal
set di “Bonanza” e stanno uscendo dopo lo spettacolo per mangiare tre
controfiletti a testa”
L’eredità di TRES
HOMBRES, riprendendo il discorso iniziato prima, sarà raccolta
da molti gruppi in futuro e farà di questo album l’evergreen musicale di quelli
che si legheranno al blues nella forma più hard. Gli stessi ZZ Top
sperimenteranno (tra i primi a farlo ) di li a poco i sintetizzatori
elettronici con l’hard-blues incidendo degli ottimi album più commerciali per
il periodo che verrà per ritornare spesso, soprattutto con l’album LA FUTURA del 2012, al
sound delle origini. Di certo le loro facce dalle lunghe barbe (escluso il
paradossale batterista Beard che tradotto vorrebbe dire proprio “barba”) con
strumenti sagomati a forma di automobili non saranno mai dimenticati.
Un disco da avere assolutissimamente e da gustare magari mangiando le stesse
pietanze rappresentate all’interno della copertina dell’album.
Buon ascolto.
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