IO E BAUDELAIRE IN BIBLIOTECA.


Spleen et Ideal”, l'essenza della modernità poetica di Baudelaire.

Ho scoperto la poesia attraverso i testi dei cosiddetti poeti maledetti grazie alla lettura dei "Fiori del Male" di Charles Baudelaire nella traduzione di Giovanni La Selva, custodito in biblioteca. Subito dopo anche Rimbaud e Verlaine, ma fu questo libro a darmi la spinta necessaria per far decollare la mia passione per la poesia.

Les fleurs du mal” fu dunque il primo volume di poesia scelto da me con consapevolezza. Sapevo di trovarlo in Biblioteca in quando l'autore della traduzione era sammarchese anche se residente fuori città. Questo interesse verso la poesia in generale, e Baudelaire in particolare, si accese intorno ai diciassette anni, credo, e, i motivi di questo desiderio impulsivo, tutto sommato a me estraneo sino a pochi mesi prima, non so davvero spiegarlo. Aggiungo soltanto che durante il ciclo scolastico non avevo mostrato particolare interesse né verso la letteratura e men che mai la poesia.

Allora a scuola le poesie era d'obbligo impararle a memoria, per ottenere un buon voto in pagella, - la cui selezione era stabilita da un programma scolastico obsoleto – e fu forse per questo che non riuscii mai ad entrare in intimità con essa. Di tutti gli Autori che mi passarono sotto il naso (Carducci, Pascoli, Manzoni, etc.) credo che soltanto Giacomo Leopardi riuscì a colpire la mia attenzione. I motivi potrebbero essere dettati dallo stato d'animo del poeta di Recanati così dominato dal pessimismo angosciante oppure dalla sua invidiabile vasta cultura che possedeva. Oppure da entrambe le cose. Bellezza e conoscenza.

Non avevo dubbi sul fatto che “L'infinito" avesse molto più valore del “Cinque maggio” manzoniano se non altro per la presenza in Leopardi di un lirismo profondo che si evince dalla lettura del testo rispetto ad un omaggio un po' scontato, stucchevole e persino ruffiano rivolto ad un ex potente della terra, espresso dal Manzoni. Una differenza, secondo me, non da poco che imparai ben presto a distinguere e sottolineare in senso critico. 

Oggi a distanza di cinquant'anni da quel tempo la figura di Charles Baudelaire mi appare più che mai attualissima. Mi colpisce ancora, nonostante il tempo trascorso,  quel suo sguardo severo, impenetrabile, che come allora mi compare  all'improvviso tra le pagine del suo libro più famoso. Uno sguardo impetuoso che, come un volo di albatro, fuga il cielo basso in una giornata fredda e tempestosa, alla ricerca del mistero che travolge le passioni del mondo. 
Oppure l'angoscia penetrante e il senso di colpa che si percepiscono dalla lettura di “Spleen e Ideale” che stanno ancora lì custoditi nel nostro profondo abisso mentale. Un testo che intinge la penna nel veleno per descrivere a chiare lettere ogni velleità umana. Sono parole che, come dardi di fuoco, vengono scagliate contro l' umanità che sembra correre sull'orlo del precipizio. Il male, il vizio, la corruzione, nelle loro allusioni più tragiche, stanno ad indicarci, ieri come oggi, la via del baratro verso cui corriamo; mentre soltanto la bellezza dei fiori, i profumi della natura, come essenza di vita possono salvare il mondo.

I fiori del male diventano così il simbolo della contrapposizione di un disegno diabolico che regge le sorti dell'umanità. La decadenza dei valori. In fondo l'eterno dilemma del bene e del male che alberga, sin dalla nascita dell'uomo, in ciascuno di noi.

Fu questo per me il primo tentativo di entrare in un mondo di parole che mi avrebbe spalancato le sue porte, portandomi lontanissimo. 

LUIGI CIAVARELLA

Commenti

Post popolari in questo blog

"BARBARA" DI PREVERT, OVVERO L'AMORE AI TEMPI DELLA GUERRA.

PERDUTO AMOR ... OMAGGIO AL CANTAUTORE ADAMO.

"DURANTE TUTTO IL VIAGGIO LA NOSTALGIA NON SI E’ SEPARATA DA ME” , poesia di NAZIM HIKMET