Blog di Cultura Musicale
a cura di LUIGI CIAVARELLA
DECEDUTO FRANCO BATTIATO, CANTAUTORE E COMPOSITORE ITALIANO.
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Scompare
con Franco Battiato una delle menti più luminose del nostro tempo.
Franco
Battiato lo possiamo considerare come un intellettuale prestato alla
musica. Il cantautore siciliano (che era nato a Jonia, CT, nel 1945)
è stato, in tal senso, una delle figure più fulgide della musica
d'autore italiana, certamente tra quelle più originali del suo
tempo. Un poeta della canzone d'Autore. La sua musica ha subito, nel corso del tempo, una continua
rivisitazione fedele al suo spirito irrequieto di sperimentatore, con la pubblicazione di un consistente numero di opere che egli ci ha lasciato e che rappresentano uno dei
patrimoni artistici più importanti della nostra contemporaneità. Un
prezioso dono che copre la distanza di oltre cinquant'anni di musica
tra le più eterogenee del nostro novecento, folgorata sempre di
originalità e spessore culturale, sia esso spirituale che
esotico, manifestato con testi squisitamente intellettuali
(grazie anche agli interventi poetici di Manlio Sgalambro) che
guardano spesso alle culture orientali con grande ammirazione emotiva.
La
musica di Franco Battiato, quindi, ha spaziato in ogni direzione dipendente dalle sue urgenze intellettuali sin dagli inizi milanesi,
che tutti tendono ad oscurare, che sono stati invece anni importanti nel cui contesto il cantautore siciliano aveva già evidenziato il suo distacco dagli altri
per quel suo approccio personale alla canzone. Si ascolti per esempio
i brani “E più ti amo” oppure “Il mondo va così” sino alla
classicheggiante “Vento caldo”, composta su musiche di
Ciaikovski, e “Lacrime e pioggia”, melanconica e di gran lunga
migliore delle tante altre traduzioni ricevute, per rendesi conto
dell'originalità con cui Battiato affronta le interpretazioni.
Poi
il suo estro impulsivo lo porta a confrontarsi con la sperimentazione
elettronica in un momento in cui l'Italia Progressiva stava misurando
le sue capacità di intermediazione sulla scena europea, con una nuova visione della musica costruita sugli artifici prodotti dal
VCS3, un sintetizzatore che Franco Battiato utilizzerà per alcuni
anni dando così sfogo alla sua visione creativa della musica, ormai
lontana dagli ambienti milanesi delle origini, per confrontarsi con quelli scenari già aperti da altri geni come Stockausen, Cage, etc. Gli
album, pubblicati dalla Bla Bla, avranno per titolo “Fetus”, il
primo vagito, seguito da “Pollution”, etc. tutti di ispirazione
elettronica che faranno da cerniera tra il primo periodo leggero e la
terza fase quella cantautorale, sopraggiunta verso la fine degli anni settanta,
senz'altro quella più florida.
E'
questo il periodo più popolare per Franco Battiato attraversato com'è da
una vena compositiva unica, fertile e produttiva, mistica, che unisce tanti
lavori eccellenti che gli riserveranno un posto d'onore nella storia della
musica pop in Italia. Non soltanto leggera ma anche jazz, operistica,
persino rock in certi aspetti, certamente musica d'Autore di qualità
degna di essere annoverata tra i grandi patrimoni culturali della
nazione.
Si
pensi alla svolta di “L'era del cinghiale bianco” (1979) sino a
“Mondi Lontanissimi” (1985) un periodo in cui la sua popolarità raggiunge
vette altissime. Tra i due album abbiamo avuto “La voce del
padrone” (1981), forse il suo capolavoro in assoluto, pregno com'è
di canzoni fortunate che, tra tormentoni estivi e raffinatezze
prelibate, riescono a conquistare i gusti degli italiani. Accanto a
ciò il suo amore per le terre e i popoli d'oriente, i loro costumi,
le musiche, il misticismo, manifestato in tante canzoni dal sapore
esotico sulla via di una spiritualità sempre presente nei suoi testi
come nelle musiche, sempre ricercate e affine ad un progetto di vita
che è stato una costante nella sua vita d'intellettuale.
Composta nel 1944, Jacques Prévert scrive questa poesia dedicandola a Barbara, la ragazza di cui è innamorato in quel frangente, osservandola una mattina mentre sta attraversando una stradina di Brest ( grondante, rapita, raggiante), in una giornata di pioggia incessante. Sullo sfondo la tragedia della "'inutilità della guerra" che sta devastando il mondo di sofferenze. E' una poesia d'amore tipica del poeta francese, immediata nella scrittura, quasi composta d'impeto come sua abitudine, asciutta, senza artifici letterari aggiunti al testo. Ma questo sguardo pieno di trepidante attesa per lei, che prelude ad un incontro, ad un sentimento ritrovato, gli impongono anche alcune riflessioni dettate dalla tragica attualità che lo sovrasta (" Oh Barbara, Che cazzata la guerra! ), suggerendogli una duplice, contrapposta, osservazione dei fatti: da una parte l'innocenza dell'amore colta nella sua profondità più pura e, allo stesso tempo, l'efferat...
Durante tutto il viaggio la nostalgia non si è separata da me non dico che fosse come la mia ombra mi stava accanto anche nel buio non dico che fosse come le mie mani e i miei piedi quando si dorme si perdono le mani e i piedi io non perdevo la nostalgia nemmeno durante il sonno durante tutto il viaggio la nostalgia non si è separata da me non dico che fosse fame o sete o desiderio del fresco nell'afa o del caldo nel gelo era qualcosa che non può giungere a sazietà non era gioia o tristezza non era legata alle città alle nuvole alle canzoni ai ricordi era in me e fuori di me. durante tutto il viaggio la nostalgia non si è separata da me e del viaggio non mi resta nulla se non quella nostalgia. NAZIM HIKMET Pur nativo di Salonicco (oggi importante città greca) Nazim Hikme ...
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