"BUIO", UNA POESIA DI PASQUALE SOCCIO

BUIO

 

Difficile buio spaventò il mio cuore,

mortificandolo una volta,

più della notte in cui avanza

timido il passo per silenzi d'acquemorte

e si scava avide voragini

canto il respiro chiuso da tombe

e odore fungoso di sepolcri.

Fitto il mio cuore spaurito

gettato da grandiosi firmamenti

batteva per sentirsi vivo.

 

8 novembre 1931

 

Composta da Pasquale Soccio nel 1931 durante uno dei periodi più drammatici della sua vita, la poesia esprime tutta l'angoscia causata da una malattia degli occhi (retinite emorragica) che sta preoccupando in quel momento lo scrittore sammarchese. Lo si avverte tra le righe di questa lirica attraversata da toni saturi di infinita tristezza, con parole che ci riportano al Leopardi più pessimista. 

Il presentimento di una nuova condizione di vita getta il poeta garganico nell'afflizione più cruda. E' una lirica che non nutre molte speranze, che si misura con la realtà che di lì a poco lo avrebbe travolto come persona, che avrebbe mutato persino i suoi sentimenti e la propria visione del futuro.

Una nuova consapevolezza che si affaccia all'orizzonte e lo investe in maniera deflagrante. 

E' un tormento ("più della notte che avanza") che lo devasta nell'intimità, che lo obbliga a trovare conforto e speranza nei vari ospedali (tra Bari e Bologna) alla ricerca di un rimedio al suo male, senza peraltro riuscirvi, invano, sino alla rassegnazione quindi alla elaborazione lenta del nuovo status esistenziale. 

Questa poesia ha attinenza con il cosiddetto periodo di passaggio molisano - garganico, e fanno parte dello stesso gruppo lirico anche "Turbamenti", "Naufragio", "Spavento", "Tormento", che sono tutti titoli dominati da uno stato psicologico devastante. 

    LUIGI CIAVARELLA              


 

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