LA MUSICA DI IVAN GRAZIANI TRA CHITARRA E MELODIA. (*)

Oggi il cantautore abbruzzese avrebbe compiuto 74 anni. 

Per qualche ragione il nome di Ivan Graziani è sempre stato sottovalutato. Indubbiamente era troppo avanti per i tempi e il suo temperamento, sanguigno e testardo, non gli ha favorito una considerazione adeguata nel ambito della canzone italiana. Lui, principalmente si sentiva chitarrista quando in Italia questo ruolo era tenuto in secondo piano (“La chitarra bisogna amarla nella sua forma”, diceva) e ha sempre cercato in questa direzione di impostare la sua carriera di cantautore. Le sue origini bisogna cercarle quale strumentista della formazione pop Anonima Sound, nel 1967, dopo aver disperso il suo talento in tanti direzioni (Tato Tommaso’ Guitar ed esperienze anche con musiche anni cinquanta, oltre a collaborazioni estemporanee) finché non trova la giusta collocazione come chitarrista e session man alla Numero Uno, l'etichetta di Battisti e Mogol. In questo ambiente matura la sua prima pubblicazione dal titolo “Ballata per quattro stagioni” (1974) dopo aver collaborato nei dischi del cantante rietino Il disco risente del suo passato artistico e non incide più di tanto nel panorama cantautorale nostrano già affollato di nomi prestigiosi, anche se una certa originalità si fa strada. Per avere un’idea più compiuta del talento del cantautore di Teramo bisogna aspettare il secondo album “I lupi” del 1976 in cui la sua musica e la sua notorietà prendono vigore, grazie anche ad una fortunata tournée con Antonello Venditti. Emergono due fattori importanti: il ruolo centrale della chitarra e una canzone stupenda, “Lugano Addio”, una delle melodie più belle della storia della canzone italiana. Ma ad Ivan interessa altro e, raggiunta una buona popolarità, pubblica il suo primo disco rock dal titolo “Pigro” con brani killer quali “Pigro”, Monna Lisa” e anche una leggiadra “Paolina” a fare da contraltare. L'album gli fornisce l’attestato di artista rock, indiscusso talentuoso chitarrista che esibisce la sua classe nei tanti concerti sparsi per l’Italia di cui è protagonista assoluto (non ultimo una performance di straordinaria potenza eseguita a Monte Sant’Angelo nel 1987, una testimonianza inedita di cui dispongo una copia) alternando la sua scrittura con brani di delicato lirismo compositivo. Come infatti avviene nel successivo disco del 1978. “Agnese non Agnese”, dove l’ironia e lo spirito anarcoide rendono bene il carattere della sua musica. Canzoni come “Taglia la testa al gallo” e la grintosa “Dr Jekyll & Mr Hyde” sono i punti di forza di un album che meglio focalizza il suo talento. Segue un altro disco importante, forse il lavoro più maturo di Ivan Graziani, dal titolo “Viaggi ed intemperie” dove emerge con autorità un brano magnifico come “Firenze (Canzone triste)” forse una delle più belle canzoni leggere italiane sicuramente il brano che meglio lo identifica come cantautore. Nel disco anche “Tutto questo cosa centra con il Rock n Roll” tanto per non dimenticare la sua natura di chitarrista rock.
Dopo questo pugno di dischi Ivan Graziani pubblica lavori più compatti (Seni e Coseni), certamente più articolati, lasciando poco spazio alle ballate mentre un tuffo sincero nel passato (il suo amato Abruzzo) lo troviamo attraverso un album omonimo, più elaborato, del 1983 in cui appare alla produzione Gian Piero Reverberi senza peraltro elevare di molto l’attenzione del cantautore nella considerazione della critica musicale. Il cantautore era troppo avanti con i tempi della musica e questo è stato l’unico limite alla sua arte altrimenti pregna di grande melodia e di virtuosi interventi chitarristici, bellezza e potenza, che ci ha lasciato in eredità, come nessuno mai in Italia è riuscito a realizzare. 

Ivan Graziani muore il primo gennaio del 1997.
Luigi Ciavarella 

(*) articolo pubblicato in origine su "www.sanmarcoinlamis.eu/Music'Arte" il 19-3-2017


  

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