LA STRANA DISPUTA TRA MUSICA ROCK E CLASSICA.



1.

Non riesco ad immaginare la storia dell’umanità senza l’invenzione della musica. Evidentemente essa è nata insieme all’uomo, con suoni, rumori e canti che hanno accompagnato la sua crescita civile e scandito i momenti più esaltanti della sua storia. Suoni e canti che giocoforza presto hanno avuto il bisogno di organizzarsi su basi condivise offrendo così a tutti ampia facoltà di accedere alla sua fonte. E’ un dato di fatto inconfutabile.

Certo la musica classica rispetto alle musiche popolari, tribali, etc., per esempio, ha ottenuto la visibilità maggiore essendo questa la musica per antonomasia, la base su cui si fonda un principio e un’idea di suono organizzato su modello universalmente riconosciuto. Almeno a partire dalla metà del settecento, nella sua naturale evoluzione cominciato un secolo prima col Barocco, essa da corpo alle istanze dell’alta società che per ovvie ragione è la prima ad usufruire dei vantaggi di quelle melodie suonate in piccoli ambienti ma che ben presto si sarebbero allargati favorendo spazi e forme comunitarie più eterogenee e popolari grazie forse alla meritoria azione del musicista veneziano Antonio Vivaldi, che, tra gli altri impegni, aveva il compito di formare allievi orfani ospitati nel Pio Ospedale della Pietà della sua città, dove egli è insegnante di violino, contribuendo in tal modo a diffondere anche tra quei ceti popolari la passione per la musica.

Il bel romanzo di Tiziano ScarpaStabat Mater”, peraltro premio Strega 2009, racconta molto poeticamente questo rapporto tra il musicista e le giovani allieve ospite nel orfanotrofio, in particolare con Cecilia, la ragazzina si 16 anni che vive in quella casa sin dalla nascita, essendo stata abbandonata lì in fasce dalla madre. Cecilia è una ragazzina sensibile che di giorno canta nel Coro della chiesa dietro una grata dove nessun fedele può guardare il suo volto, e di notte scrive, nella solitudine più profonda, appartata in un angolo della casa, lettere d'amore alla madre che non ha mai conosciuto ma che prova ad immaginarla, tra i tormenti causati dalla solitudine. Cecilia si interroga, persino sembra dialogare con la sconosciuta genitrice ponendole tante domande senza avere risposte. Ma l’incontro con il Maestro le consentirà di imparare a cantare nel Coro della chiesa durante le funzioni religiose e dare così senso alla sua vita. La musica assume quindi una funzione salvifica, un segno di speranza nella sua vita di adolescente.

 

2.

Non sono interessato a conoscere i misteri della musica classica né, volendo, avrei gli strumenti per farlo. Tuttavia alcune opere musicali, per tanti motivi tutti riconducibili al mio interesse per la musica rock, hanno avuto un ruolo importante nella mia formazione di rochettaro se non altro per quegli intrecci che hanno contribuito ad arricchire un terreno sino a quel momento incontaminato, se non per ragioni di consumo, perlomeno per i risultati raggiunti, subordinando alla musica popolare brandelli di cultura classica-barocca, inventando di fatto la nascita di un genere ibrido ma provocando allo stesso modo un equivoco madornale. Tutto ciò senza ottenere peraltro quei risultati che molti speravano per il semplice fatto che la musica rock ha preteso di giocare alla pari una partita già perdente in partenza. (La musica rock Progressiva 1970 – 1975 in Italia).

Chiarito ciò mi preme sottolineare che il mio rapporto con la musica classica è sempre stato di natura anarcoide, disegnato sempre sui miei bisogni temporali di ascolto senza avere alcuna pretesa di approfondire oltre il necessario il tema, come d’altra parte è accaduto con la musica Jazz, che, allo stesso modo è rimasta nella sua nicchia estranea al mio microcosmo musicale.

Ma la musica classica alla pari della musica jazz è stata oggetto, a partire dalla fine degli anni sessanta, di una attenzione particolare da buona parte del rock europeo, interessato ad interagire in un momento di dialogo possibile sul piano della contaminazione tra generi diversissimi tra loro ma contigui ad un progetto di immagine che vedeva la musica universale non più misurata su piani differenti di percezione ma accolta in tutta la sua integrità estetica e sostanziale. Non centrava nulla il fatto che potessero scambiarsi le vesti. Era pensabile per esempio che un concerto di musica rock avvenisse nei teatri consacrati alla musica classica mentre era del tutto improbabile che la London Symphony Orchestra, per esempio, suonasse partiture di musica classica negli stadi.

Quindi il rapporto non poteva funzionare ma la musica rock, forte delle sue urgenze espressive e delle istanze sociali di cui era portatrice, in un dato momento ha incominciato a prendere dal repertorio classico il suono che gli serviva per tracciare un altro percorso esistenziale. Non solo la rielaborazione-adattamento di melodie o la trasfigurazione di rigide partiture classiche ma la pretesa di spingersi sino a sottrarre al genere classico gli elementi più spettacolari per consumare sino in fondo una appropriazione spesso indebita, nonostante il rock sino a quel momento altro non era stato che un’accozzaglia di suoni blasfemi, selvaggi, malati sin dentro le proprie viscere. Insomma un suono plebeo che pretendeva di rubare alla nobile arte dei salotti e dell’educazione musicale dei teatri il loro status di musica per menti raffinate, barocchismi ed arie tra le più struggenti mai scritte, nutrimenti agli antipodi per una generazione che stava portando a compimento tutte le forme viventi della musica, dal jazz alla classica alla elettronica sino a scardinare i terreni della musica folk e popolari in un rapporto crescente di intuizioni a volte anche geniali tali da regalare alla musica leggendarie performance e dischi da favola, a volte prodotte con garbo, intelligenza e competenza, altre volte invece con molta superficialità.

E’ sempre stata questa la forza della musica rock, trascinare cioè nel proprio “caos organizzato“ ogni forma di contaminazione, direi persino la sua missione primordiale. Tutto ciò nei primi anni settanta, che furono momenti di crescita straordinaria in ogni campo dello scibile musicale e atto di nascita di un serio confronto tra tutte le anime presenti nel agone, dagli interessanti sviluppi imprevedibili sino alla paranoia insopportabile e catastrofica sconfitta per la incauta esigenza di pretendere dalla musica globale la fine degli steccati che, secondo i nuovi padroni del vapore, non avrebbero mai più ostacolato i vincoli di un rapporto fondante di musica universale.

Naturalmente non è stato cosi, i pochi che vi hanno creduto, inconsciamente o incautamente, hanno finito i propri giorni in ambienti underground altri invece hanno cessato ogni speranza di ritornare ad essere protagonisti mentre molti altri semplicemente hanno continuato a voltare pagine senza ottenere più quel successo avuto in passato.

La musica punk nella primavera del 1976 spazzerà via tutto poiché il ritorno ai club sudici e malsani è sempre stata la vera natura del rock, la cornice ideale, la propria raison d’etre, la stessa loro sopravvivenza. Questa volta ancora nella maniera più viscerale, il rock assorbe tutte le istanze sociali giovanili, dal degrado sociale alla disoccupazione giovanile, i temi cari al popolo del rock, e li rappresenta nella maniera più consona.

D’altra parte non si chiede altro al rock se non essere se stesso.

 


 
 

3.

I brani o intere opere scippate alla musica classica o semplicemente rielaborate dalle  partiture musicali più o meno consapevolmente è piena la storia della musica rock. D’ altra parte è inevitabile che la musica finisca sempre per confrontarsi senza distinzioni, persino somigliarsi. Naturalmente il momento più stretto di avvicinamento tra i due generi è stato il periodo, come già accennato, che va dalla fine degli anni sessanta alla fine dei settanta poiché fu quello il momento in cui nel campo della musica rock prende vita la consapevolezza del confronto, con un approccio alla materia più maturo interpretando ogni tipo di musica con criteri più moderni, senz'altro più evoluta. Tutto ciò grazie anche alla invenzione dei nuovi strumenti musicali elettronici come il mellotron e i vari sintetizzatori che vengono in soccorso, aprendo  alla creatività di pochi mondi inimmaginabili, sopratutto tra quei musicisti rock più esposti alla contaminazione, decisi a “progredire” la loro musica su piani più meditativi ed elaborati. Ciò comporta l'avvio di una era musicale nuova senza più l'impedimento di limiti stilistici confrontando le proprie idee soprattutto con la musica classica, non sempre con il rispetto dovuto, provocando a volte la protesta della elite non disponibile per ovvie ragioni ad accogliere intrusioni nel loro campo né tanto meno è interessata a confrontarsi con quella teppaglia insulsa e arrogante che per motivi inspiegabili un bel momento ha deciso di abbattere ogni barriera senza peraltro mai riuscirci.

Do qualche cenno del cammino compiuto dalla musica “altra” quella che ha rubato alla classica metodo e arie per i propri bisogni stilistici. Gli Aphrodite’s Child nel 1968 pubblicano il loro secondo singolo dal titolo Rain and Tears, il tema del brano, arrangiato da V. Papathanassiou, leader del gruppo greco, proviene da un’aria del Canone di Pachelbel del XVII secolo, per clavicembalo e violino. 

Il gruppo inglese The Nice adatta e rifà Bach e Sibelius con una disinvoltura tale da far gridare allo scandalo il mondo accademico della musica colta. Il protagonista blasfemo principale è Keith Emerson che di lì a poco formerà insieme a Greg Lake e Carl Palmer la famosa band che porta i loro nomi, continuano su questa linea di adattamento di famose arie di musica classica. Inoltre i Nice sono pure responsabili di un personale adattamento del celebre tema di Leonard BernsteinAmerica tratto dall’Opera West Side Story.

Emerson Lake & Palmer si spingono oltre sino ad adattare una famosa Opera di Modest MussorgkjiPictures At An Exhibition, nel cui album si alternano alle partiture originali del compositore russo spunti musicali del gruppo in un perfetto equilibrio che rasente il miracolo. Lo stesso fanno con Fantasia para un gentilhombre di Joaquin Rodrigo, noto strumentale inserito nel 1978 in un album poco fortunato (Love Beach). Senza dimenticare che la stessa formazione prende spunto dalla toccata e fuga in fa maggiore BWV 540 di J.S.Bach per arricchire le partiture del loro album Tarkus qualche anno prima. Chiudiamo con il Bolero di Maurice Ravel (Abandon’s Bolero) presente nel album Trilogy, considerato il loro lavoro più compiuto, che il famoso trio elabora sulla scorta di un progetto a schema che sarà il tema conduttore dell’intero lavoro. Lo stesso dicasi per il canto liturgico del poeta William BlakeJerusalem, in apertura del album Brain Salad Surgery del 1974, che ha chiaro l’ incedere barocco. Sulla stessa linea Jan Anderson esegue col flauto traverso una memorabile rielaborazione del celebre brano di J.S. Bach Bourrèe (una danza per liuto catalogata BWW 996, numero 1) presente nell'album dei Jethro Tull Stand Up del 1970.  

Un'altra curiosità può essere per esempio il brano A Whiter Shade of Pale dei Procol Harum del 1967, conosciuto in tutto il mondo, che altro non è che l’adattamento a suite per orchestra n. 3 di Bach, nota anche col titolo Arie sulle mie corde. La stessa formazione inglese pubblica nel 1972 un intero album/concerto con la Edmonton Symphony Orchestra.  


Naturalmente ci sarebbero tante altri spunti da fornire al lettore ma occorrerebbe scrivere un intero volume per meglio focalizzare il fenomeno, tuttavia ricordo in corsa che i Deep Purple hanno scritto un intero lavoro sul rapporto tra musica rock e orchestra sinfonica nella fattispecie con la Royal Philarmonica Orchestra (diretta da Malcolm Arnold), con scarso successo, come pure hanno fatto i Caravan nel 1974 con la New Symphony. 

In Italia i New Trolls fanno altrettanto tirando per i capelli Antonio Vivaldi nel famoso Concerto Grosso, lo stesso dicasi per Le Orme che col brano omonimo del loro album più celebre, Collage, - complice Gian Piero Reverberi,- rubano il motivo a Domenico Scarlatti. Più o meno come fanno tante altre formazioni progressive italiane, (Il Rovescio della Medaglia Contaminazioni per esempio, nasce sulla scia di un progetto affine a quello dei New Trolls), o la PFM che addirittura nel 2013 dedica al rapporto classica/rock, un album esplicito dal titolo Da Mozart a Celebration (PFM in Classic), quasi un ponte gettato tra due sponde.  

Qualche curiosità. L'introduzione del brano di Fabrizio De André La canzone dell'amore perduto possiede una linea melodica che ricorda tanto G. P. Telemann (ma il cantautore genovese non è nuovo in questo tipo di appropriazioni), i Faraoni, gruppo post beat italiano incidono nel 1968 Un attimo d'amore (testo di G. Fraioli) adattando il brano Adagio in sol minore di T. Albinoni. Prima ancora i Green Sound, che ospitano nei propri ranghi due musicisti d'estrazione classica, adattano non soltanto J. S. Bach (Adagio in Sol Minore e Arioso) ma anche M. Ravel (Bolero) e A. Khachaturjan (La Danza delle Spade). Sono da citare anche la stupenda canzone di Ivan Graziani Agnese la cui melodia è presa in prestito da una Sonatina in sol maggiore di Muzio Clementi (1752-1832), e Caruso di Lucio Dalla che rivisita Donizetti. Riguardo i brani pop di autori stranieri di successo c'è da segnalare la canzone All by myself di Eric Carmen che è chiaramente ispirata al Piano Concerto  n. 2 in C minore Op.18 2 di S. V. Rachmaninov. lo stesso dicasi del famoso brano di Sting Russians presente nell'album The Dream of the Blue Turtle il cui motivo conduttore viene ripreso da una Suite di S. Prokofiev, Il luogotenente Kize.

Naturalmente vi sono altri infiniti esempi in questo campo a dimostrazione del fatto che il rapporto tra musica classica e Rock/Pop ha radici lontane ma senza arrischiarci oltre credo possiamo chiuderla qui citando nientedimeno Frank Zappa che durante una intervista concessa alla BBC nel periodo in cui egli stesso era molto influenzato dalla musica classica (il biennio 1983-84 per la precisione per un paio di album incisi con la London Symphony Orchestra oltre al rapporto diretto avuto con il M° P. Boulez  in The Perfect Strange) alla cui domanda rispose a suo modo ."Il mondo del rock è decisamente assurdo ma il mondo della musica classica è peggio".        

 

LUIGI CIAVARELLA

 






 


 

 

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