LE PIETRE MILIARI DEL ROCK: IL PRIMO ALBUM DEI CAMEL DEL 1973.
Camel
“Camel”, 1973 (MCA Universal)
Rock progressivo
di Antonio Del Mastro
Considerati cugini stretti dei Caravan e per questo associati spesso
alla scena di Canterbury, gli inglesi Camel
si formarono nel 1971 quando la corrente progressive scalava le classifiche
inglesi con gruppi del calibro di Yes,
King Crimson, Van Deer Graf, Genesis e molti altri. Dalla mente del
chitarrista Andrew Latimer, dal
batterista Andy Ward, dal
tastierista Peter Bardens e dal
bassista Doug Ferguson nacque questo
gruppo che, seppur ancora acerbo nello stile, mostrò subito le notevoli
potenzialità musicali.
Stipulando un contratto con l’americana
MCA Records pubblicano il loro primo album omonimo che non ottiene il successo
sperato (l’idea di affidarsi inizialmente ad una casa discografica americana
per poi passare all’inglese Decca Records la dice lunga) ma non per questo non
va riconosciuto il pregevole lavoro. CAMEL
non sarà per molti puristi una pietra miliare del rock ma durante l’ascolto
appare subito come l’hard rock e la psichedelia, il jazz con il blues, la
fusion con il latin rock, siano suonati e mescolati con una bravura di certo
comune anche ai grandi dell’epoca ma con spazi Questi per me sono gli
ingredienti che fanno di un album un ottimo lavoro “progressive”, meno “concept”
di altre opere rock (a causa dei testi oserei dire a tratti banali), ma
ugualmente rappresentativo del genere musicale di quell’ epoca.
La bravura e la raffinatezza dei musicisti la si scopre subito ascoltando il
brano di apertura Slow Yourself Down
dove Bardens e Latimer creano una successione strumentale rock precisa e
lineare, come dire ad ognuno il suo piccolo spazio.
Mystic
Queen più psichedelico
e di stile floydiano è una meravigliosa trama di basso e organo molto melodica
ed orecchiabile. Six Ate orientato al
funky dimostra che i Camel, seppur arrancando a tratti, sperimentano con una
certa bravura sonorità non proprio inglesi dell’epoca (sfido chiunque a non
riconoscere una certa somiglianza con i primi lavori di Santana…).
Il brano Separation diventa più hard
nelle sonorità con assoli chitarristici molto precisi e puliti (…quasi mi
sembra di ascoltare Blackmore). Curiosity
ha una trama musicale interessante ed orientata più al blues dove l’organo di
Bardens e la chitarra di Latimer si fondono in maniera pregevole.
Per finire due brani che da soli rappresentano l’intero album, Never Let Go e Arubaluba. Il primo e’ la “Starway
To Heaven” del gruppo, pietra miliare dei Camel e del loro genere musicale
per antonomasia. Ma è il secondo che scatena un energia pazzesca dove i
migliori puristi del genere hard rock non possono non riconoscerne una certa
somiglianza nello ritmica e nella musicalità. Ascoltando il brano per la prima
volta, nonostante è percepibile lo spunto purpleiano,
si nota il germoglio di una sapiente elaborazione tecnica e stilistica di tutti
e quattro i membri del gruppo: basta un orecchio allenato e un ascolto non
stereotipo per apprezzare la tecnica di Latimer e la batteria di Ward che tiene
uniti tutti gli strumenti, pur capovolgendo la ritmica in maniera devastante.
Bravi davvero.
Da segnalare nella versione remaster CD
del 2002 una lunga suite di Bardens dal titolo “Homage To The God Of Light” tratta dall’album d’esordio “ THE
ANSWER ” del tastierista nel 1970.
Apparsi in ritardo nella scena
musicale, i Camel diverranno presto uno dei gruppi più influenti del genere
rock progressive, grazie alla pubblicazione dei tre successivi album (MIRAGE,
MUSIC INSPIRED e MOONMADNESS) con la stessa formazione fino al 1976. Resta
incredibile come, nonostante la notevole maturità strumentale in una fase
precoce della loro carriera, CAMEL sia uno degli album più sottovalutati della
storia del Rock ma uno dei pochi album debutto da acquistare ad occhi chiusi !
Buon ascolto.
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