VANGELIS, DAGLI APHRODITE'S CHILD AI GRANDI TEMI PER FILM.

 Deceduto Vangelis, il noto compositore greco. Famoso in ambito rock per il concept album “666” del 1972. Aveva 79 anni.


L'annuncio della morte di Vangelis, dato dal primo ministro greco ieri a distanza di due giorni dall'avvenuto decesso a Parigi, ci obbliga a guardare, seppure in modo sommario, alla sua vita artistica, che fu tra le più luminose del secolo scorso, per dare una fisionomia alla sua arte.

Le radici musicali, come molti della mia età avranno già immaginato, stanno nella Parigi del 1968 sconvolta allora dai celebri tumulti del maggio francese quando tre giovani musicisti greci, provenienti da Atene e diretti a Londra, restano bloccati all'aeroporto impossibilitati a proseguire. Sono gli Aphrodite's Child, una formazione di tre elementi che unisce al rock il pop e anche belle citazioni di musica classica con una naturalezza impressionante, e dove la voce di Demis Roussos, una delle più belle in assoluto della musica pop di quel periodo, la rende unica. Oltre Vangelis (nome completo E. Papathassiou) completa l'organico il batterista Lucas Sideras.

La sosta obbligata in Francia si rivela provvidenziale oltre che fortunata poiché comincia da lì la loro avventura musicale. Dapprima con “Rain and Tears”, il famoso hit internazionale che cita addirittura il canone di Pachelbel, il loro debutto, quindi passando per altri hit milionari come “I Want To Live”, che invece prende spunti da “Plaisir d'amour”, un classico della canzone francese, per finire con “End Of the World”, che già anticipa quel concetto di apocalisse che ha in mente Vangelis, e “It's Five O' Clock”, che chiude il ciclo dei successi pop che ancora oggi molti se li ricordano.

Prima di chiudere l'esperienza di gruppo Vangelis intesta agli Aphrodite's Child quello che per molti è il suo capolavoro: il concept “666”, il numero dell'Anticristo nell'Apocalisse di Giovanni, doppio album uscito postumo nel 1972 e inciso a Londra due anni prima con la supervisione di Giorgio Gomelski, che, seppure intitolato agli Aphrodite's Child può essere considerato il primo album di Vangelis.

In questo lavoro Vangelis si apre alla ricerca strumentale attraverso composizioni visionarie dal respiro universale. I testi sono di Costas Ferris mentre troviamo tra gli ospiti più importanti il chitarrista Silver Koukolis e l'attrice Irene Papas, celebre la sua interpretazione in “Infinity Symbol”, e dove tutti forniscono un contributo decisivo alla realizzazione dell'Opera. Un lavoro magnifico che assembla diverse sonorità con citazioni bibliche che però guardano ai tempi nostri, così devastati dalla perdizione e regolati dalla forza del destino che decide ogni cammino dell'umanità.

Dopo questa esperienza, Vangelis si dedica alle composizioni per film, alle colonne sonore, che le daranno molte soddisfazioni a cominciare dall'Oscar ricevuto nel 1981 per “Momenti di gloria”. Sono molti gli interventi in questo campo, sempre alimentati da una ricerca continua che tiene conto della universalità della musica evocata e cercata nelle tante declinazioni che essa possiede. Famosa la colonna sonora di “Blade Runner”, per molti il film più importante della storia del cinema, dove l'arte visionaria di Vangelis ben si adatta a quella, altrettanto iconica, pronunciata da Ridley Scott.

Nell'ambito propriamente rock dopo aver rifiutato il ruolo di tastierista negli Yes nel 1974, in sostituzione di Rick Wakeman, Vangelis collabora con la RCA (sua la produzione artistica e gli arrangiamenti dell'album “E tu” di Claudio Baglioni per esempio) e con Jon Anderson degli Yes, fine settanta, con successo ma sempre posseduto da quell'idea stimolante di emancipare la sua ricerca sonora attraverso composizioni che sono riuscite ad esplorare ogni percezione musicale, dal pop al rock, dal jazz all'elettronica, ai temi per film, etc. dimostrando sempre quella capacità di sintesi e quella visione che soltanto i grandi compositori sanno fare.

LUIGI CIAVARELLA

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