INTORNO ALL'ANNIVERSARIO DI JOHN LENNON ED ALTRE STORIE.

Qualche considerazione generale sul passato a margine di un anniversario importante.

Non saprei dire se John Lennon sia stato il primo cantautore di cui mi sia dichiarato suo fan, convintissimo sin da subito di accettare ogni cosa lui producesse, qualsiasi canzone egli componesse, sia essa di protesta – le preferite – che d'amore, in genere dedicate a sua moglie Yoko Ono. Certo prima c'era stato Adamo, il genuino cantautore italo-belga che per un certo periodo influenzò la mia vita in rapporto alle canzonette in voga nei sessanta, sino al punto, da adolescente, che diventava febbrile l'attesa dell'arrivo di mio padre dalla Francia per ricevere in regalo i suoi 45 giri originali. Di sicuro le prime parole in francese che pronunciai sul posto furono agevolati grazie ai testi di Adamo, ma sopratutto merito di quei dischetti che avevano per titoli La nuit, Vous permettez monsieur”, etc. Canzoni che avrebbero percorso la mia vita sino a quando la musica rock, nei primi anni settanta, fece irruzione nella mia vita distruggendo tutto il passato senza alcun rispetto. Adamo però lo avrei ritrovato più in là, nell'età della ragione quando, in virtù di una ritrovata nostalgia, mi ero sorpreso a guardare indietro. Naturalmente non soltanto Adamo ma anche una pletora di santi e santini con cui avevo condiviso un sentimento comune di appartenenza come per esempio i Creedence Clearwater Revival, tra i più duraturi, con i quali ho davvero stabilito un amore senza tempo. Conservo ancora tutti i loro 45 giri e gli album acquistati nel corso del tempo, tanto in Francia quanto in Italia, nelle diverse edizioni al punto da poterci fare una mostra. Ho nostalgia del vinile, del fruscio molesto, dell'odore particolare e i rimandi temporali con cui bisogna sempre fare i conti ma la rivoluzione digitale ha rappresentato per noi il compromesso perfetto perché ci ha risparmiato tempo e fatica (e spazio) da dedicare all'ascolto della musica. Nonostante a volte la nostalgia ti assale il compact disc rimane il mezzo più semplice per assicurarsi un ascolto gradevole con comodità (la pigrizia ha preso il sopravvento).

Imagine di John Lennon lo comprai, dopo una trepidante attesa, quasi cinquant'anni fa, appena uscito sul mercato discografico. Non conoscevo la sua prima prova, a parte Mother, uscito a 45 giri, (l'avrei scoperta qualche mese più tardi) ma in compenso avevo bene in mente le poche cose fatte nel post Beatles, soprattutto avevo memoria dei 45 giri Instant Karma e Power to the People con i quali avevo riconosciuto in lui, convintissimo, un degno maestro da seguire. 

John Lennon aveva scritto canzoni destinate a diventare immortali come Imagine, Jealous Guy, Gimme Some Truth (dedicata con ferocia al suo ex compagno Paul McCartney), e soprattutto, la ballata finale Oh Yoko (per l'amata moglie giapponese) e tutto ciò mi aveva sedotto inesorabilmente. D'ora in avanti lo avrei seguito qualunque cosa egli avesse pubblicato almeno sino a Mind Games, dal recupero del primo album (una introspettiva psicanalitica, in realtà un disco doloroso e spettrale però con alcuni momenti di bellezza cantautorale) poi, preso da altri gusti, lasciai le sue inquietudini anarcoide ad altri più coraggiosi di me.

Oggi mi vengono in mente i contenuti cartacei presenti nell'album, i quali, ovviamente, a causa dei continui cambiamenti domiciliari sono andati perduti, che arricchirono Imagine: in primis lo scatto in cui John Lennon tiene per le orecchie un maiale, chiaramente polemico, rivolto a Paul McCartney che a sua volta si era fatto immortalare l'anno precedente mentre teneva per le corna un ariete. Tra i due non correva più buon sangue. Se i Beatles si erano sciolti molti avevano indicato nella relazione John Lennon-Yoko Ono la causa principale. Paul fu il più esplicito ad accusare Yoko Ono la responsabile del fallimento ma in realtà i motivi furono ben altri. Una sopraggiunta fisiologica stanchezza e un desiderio di indipendenza artistica di ciascuno di loro furono probabilmente alla radice dello scioglimento.

Nell'album Imagine, considerato a tutt'oggi un capolavoro, a parte George Harrison non figura nessun altro dei vecchi compagni nei crediti del disco. In compenso vi è Klaus Voorman, il bassista, considerato all'epoca il naturale sostituto di Paul McCartney nell'eventualità (piuttosto remota) di una ricomposizione del celebre gruppo, fatto che non avvenne mai come sappiamo. Tra i protagonisti anche il virtuoso pianismo di Nicky Hopkins, indispensabile tessitore, molto presente (quindi richiesto) sulla scena rock in quel momento (suo anche il piano in Shady Grove dei Quicksilver Messenger Service, quando si trasferì in California, partecipando così alla svolta post psichedelica della rinomata formazione) oltre ai batteristi Alan White e Jim Keltner più altri minori.

Sui contenuti testuali di "Imagine" si è parlato molto in questi cinquantanni e per le ragioni più svariate. Tutti hanno provato a sfruttarne il potenziale mediatico (però Yoko Ono non ha mai concesso lo sfruttamento pubblicitario come non ha mai dimostrato segni di cedimento di fronte alla richiesta dei legali di Mark Chapman, l'assassino di suo marito, di scarcerazione del loro assistito) o fornendo spiegazioni più o meno esatte tra le più plausibili riconducibili ai valori universali così ben pronunciati nel testo ma co-esistono anche utopia e sentimenti di pace e amore. Temi d'attualità sempre apprezzati. 

Oggi John Lennon avrebbe festeggiato i suoi ottanta anni e non sapremo mai che viso avesse avuto né in fondo ci interessa saperlo. Forse avrebbe continuato a scrivere canzoni pacifiste, di amore verso l'amata Yoko, forse no chi lo sa data la natura anarcoide del personaggio. Rimangono inalterati però il mito, la suggestione della sua poesia e la musica a volte aspra altre volte dolce e sognante, altre volte invece polemica, rabbiosa, ma sempre sincera come fu la sua vita pubblica. D'altra parte quella che ci interessa conoscere.

LUIGI CIAVARELLA



 



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