ACCADDE A SAN VALENTINO DEL 1948

La pretura di San Giovanni Rotondo non ha mai trattato una causa così interessante e così piena di emozioni come quella terminata qualche giorno fa, il cui dibattimento è durato ben tre giorni.


Le popolazioni di San Giovanni Rotondo e San Marco in Lamis hanno seguito, con morbosa curiosità, le varie fasi del processo partecipandovi con grande folla che ha occupato i posti più impensabili della sala d'udienza della pretura. Ed ecco l'avventurosa vicenda con il suo epilogo giudiziario.

Il 14 febbraio 1948-verso le ore 10 un'automobile sostava già da un pezzo presso l'istituto Magistrale di San Giovanni Rotondo. Tre uomini erano in attesa di una persona che era divenuto l'assillo di uno di essi, il giovine D.C.A., ricco possidente. Finalmente la fiamma del cuore di questi, nella persona della professoressa C.D'A., abbastanza avvenente, apparve sul portone, per avviarsi alla sua abitazione. Ma la strada le fu sbarrata perché il D.C.A. la invitò nella macchina.

Al netto rifiuto di lei, il bollente giovane, innamorato sino alla follia, non sopportò tale affronto e senz'altro la strinse tra le braccia introducendola nell'automobile che velocemente partiva dirigendosi verso via Foggia.

La scena non passò, però, inosservata perché lo studente Taronno aveva cercato invano di liberare la bella C.D'A. e tardivo fu il sopraggiungere del brigadiere GG. MM. Siena Nicola inviato dal Sindaco che si trovava in quei pressi. tuttavia per ordine di questi veniva avvertito il comandante della locale stazione dei carabinieri, il brigadiere Salonno Oronzo, che trovato disponibile un'automobile presso lo spaccio della Montecatini assieme al Sindaco e al Siena si diede all'inseguimento dei rapitori. Verso il bivio Matine- Manfredonia essi raggiunsero la macchina del D.C.A. che era ferma, forse per l'indecisione sul da farsi perché la rapita dibatteva furiosamente nella vettura e l'autista Martelli, uomo abbastanza timido, non voleva saperne di proseguire. La C.D'A. venne così liberata cavandosela con qualche graffiatura ed un pò di emozione. Il D.C.A. e l'autista vennero associati alle carceri locali mentre lo spallaccio tal Liberatore, fece in tempo a darsi ma i reclami sono messi a giacere della latitanza. Sfumò così il bel sogno dello sfortunato spasimante che dovette trascorrere parecchi giorni in guardina a meditare sul suo gesto insano, torturandosi al pensiero del rifiuto oppostogli dalla bella C.D'A che aveva ubbidito all'energico divieto del padre contrario alle nozze col D.C.A.

La causa ha avuto un lungo e laborioso dibattimento sia per il numero rilevante di testimoni e sia per l'accanimento dei difensori. Tuttavia il La D.C.A. benché difeso da valorosi avvocati, prof. Lamedica, Guerrieri e Ricciardi è stato condannato ad un anno e quattro mesi di reclusione. Il Liberatore validamente difeso dall'avv. Kuntze ad anni uno e mesi uno, mentre l'autista difeso dall'avv. Aveta Alfonso, ha ottenuto il minimo della pena con il beneficio della condizionale. La parte lesa era difesa dal valoroso patrono avv. D'Orsi Villani. Tutti gli imputati sono stati, altresì condannati alle spese processuali ed ai risarcimenti dei danni verso la parte civile. Il dibattimento è stato diretto con grande perizia e competenza, dal Pretore Dott. Emanuele Zotti.

IL CORRIERE DI FOGGIA 1 marzo 1948







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