FESTA FARINA E FOLK, APPUNTI PER UNA BIOGRAFIA.
La formazione popolar/tradizionale Festa Farina e Folk di San
Marco in Lamis nasce agli albori degli anni ottanta con lo scopo di
riproporre la bellezza dei canti tradizionali del nostro paese, con
l’ausilio di una strumentazione essenziale composta da chitarre acustiche,
mandolino, qualche piffero e percussioni varie provenienti dalla tradizione contadina del posto.
Attingono, per le loro scelte di repertorio, dal volume, uscito qualche anno
prima in paese, curato da Raffaele Cera,
dal titolo “Canti popolari di San Marco
in Lamis” che, grazie alle trascrizioni musicali fornite dal M° Luigi La Porta, ne agevola l'opera di apprendimento.
Pubblicheranno nella metà degli anni ottanta due audio
cassette. La prima, Canti popolari di San
Marco in Lamis Vol.1 rappresenta senz’altro un fatto senza precedenti nella
storia musicale del paese poiché per la prima volta vengono pubblicati su
supporto audio quei canti che finora circolavano soltanto oralmente. Il
risultato è notevole grazie all’impegno di una formazione che provvede a dare il
giusto equilibro emozionale attraverso una scelta di brani che verosimilmente
rappresentano la parte più nota del repertorio tradizionale.
Il secondo lavoro dal titolo La luna inte lu puzze, prosegue sulla stessa traccia del precedente
anche se nella scelta dei brani vi appare per la prima volta uno di recente
composizione (Caruvunella, scritto da
Leonardo Aucello, che prende spunti dalla poetica di Fabrizio De Andrè, peraltro uno pezzi
dei più belli). Anche in questo caso il lavoro è superbo sotto tutti i punti di
vista.
Al termine di questa esperienza il gruppo si sfalda e
resterà disunito per almeno quindici anni dopodiché nella metà del duemila si
ricompone sulla base di un nuovo profilo musicale. Al gruppo subentrano
musicisti nuovi che portano nuova linfa ma anche idee che superano il concetto
di tradizione finora espresso con una certa ortodossia di fondo. La
contaminazione tra tradizione, folk e pop si rivelerà vincente poiché i nuovi
brani, quasi interamente originali, acquistano in brillantezza.
I due compact che ne derivano (L’omonimo del 2007 che reca in copertina la figura del brigante, e Terra Rumeja del 2012) sono il frutto di
una sintesi tra parole e musica che anche in questo caso non ha uguali nella
storia musicale del nostro paese per qualità compositiva e intento narrativo.
La canzone popolare si impregna di nuovi suoni, nuovi arrangiamenti ma
sostanzialmente rimane se stessa, sempre bella e seducente come d’altra parte è sempre
stata.
Luigi
Ciavarella
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