AMORE SEDITICCE poesia di FRANCESCO PAOLO BORAZIO.




‘St’amore mia non mette chiù calima
E va’ a capisce ‘ncorpe che arracama,
‘st’amore mia ci secca alla curima
E no’ risponne manche a chi lu chiama.

La nenna mia non è chiù com’e prima,
sta pensosa pensosa e chiù non m’ama:
quanne me vede, smesta e ci va a ‘ncima
sope lu tavulate, quedda ‘nfama.

Come pensasse: <Ne’, che me ne fuma!>
Come dicesse: <A me che me ne prema!...>
Povere amore mia svanisce e sfuma.

Quistu core che tozzela e che trema,
mo preja alla Madonna che l’alluma,
se pe’ disgrazia è diventata scema.

Francesco Paolo Borazio


Francesco Paolo Borazio primi anni cinquanta.
Tratta da "La preta favedda" Edizione Quaderni del Sud, San Marco in Lamis (Gargano, Foggia) 1981, il testo vernacolare è uno dei più brevi della raccolta e, come si può leggere, è una poesia d'amore che l'Autore rivolge alla sua amata. L'amore sediticce (amore appassito) descrive un momento molto fragile ed incerto del rapporto amoroso giunto ad un punto critico e che, tuttavia, il Poeta sembra voler cogliere una speranza di rinascita. (Quistu core che tozzela e che trema/mo preja alla Madonna che l'alluma). Francesco Paolo Borazio ha scritto molte altre belle poesie d'amore ma qui abbiamo scelto questa perché è tra le più folgorante nella sua brevità narrativa. (LC)

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