ALLE ORIGINI DEL METALLO PESANTE.
Non vi sono né una
data né un disco che possano definirsi l’atto di inizio dell’hard rock o metal
; neppure è possibile diradare ombre intorno ad un campo dai contorni per
natura molto sfuggenti meno che mai stabilire
con assoluta certezza un nome o un gruppo che possano essere identificati come
i prodromi del metallo pesante.
Ma in fondo cos’è l’hard
rock in un genere come il rock dove il suono pesante e rumoroso, almeno a
partire dalla fine dei 60, (cito gli MC5
e i Grand Funk Railroad e, prima
ancora di loro, i Blue Cheer soltanto
per fare un esempio limitato agli USA) spesso è stato colonna portante nel bene
e nel male del rock? Manca un riscontro ideologico e fondante ma gli ingredienti per definirlo ci sono tutti: amplificazioni rumorosi, linguaggio diretto, poi i simboli e i rituali di scena,
indispensabili, per fornire il corredo necessario ad un tipo di musica che, a partire
dalla metà dei 70, - quando l’hard rock consolida definitivamente una valenza
storica ben precisa (Heavy Metal) con
tutto quel corollario di sottogeneri che vi corrono intorno – infine il
successo mondiale e il riconoscimento seppur tardivo, da parte della critica musicale, della
nascita di un genere che avrà sempre fortuna nel campo della musica rock.
Non possiamo dunque dire
quale sia stato il primo vagito metal. Rispetto alla nascita del rock, per
esempio, dove è possibile stabilire una linea di confine (le prime prove di
Elvis Presley nel 1954 negli studi della Sun di Memphis oppure il termine rock
n’ roll di Bill Haley sui manifesti) riguardo al metal possiamo azzardare a
posteriori soltanto qualche titolo che sfugge alla logica del rock allineato e
coperto dietro gli scudi degli stereotipi della scena dominante Ma allo stesso modo possiamo
essere smentiti in qualsiasi momento. Siamo nel campo delle supposizioni.
Tuttavia credo che
il brano Some Velvet Morning dei Vanilla Fudge, con il suo suono grezzo
e pesante, ed Heavy, l’album di
debutto degli Iron Butterfly (1968)
- ma soprattutto il brano In A Gadda Da
Vida,- che da il titolo al successivo lavoro eponimo della band
californiana, siano stati i primi tentativi evidenti di considerare, da parte
di quei due gruppi, un tipo di approccio musicale effettivamente fuori dal
mucchio.
A ciò si può aggiungere
una sempre viva Born to be wild dei
canadesi Steppenwolf (anche questo
dell’anno 1968) alla conta dei brani che possono esser presi in prestito per
definire un inizio credibile di metallo nascente, oppure, in ultima analisi,
elevare You Really Got Me dei Kinks, sull’altra sponda
dell’Atlantico, col suo micidiale riff di chitarra come urlo primordiale
dell’hard rock (ricordo il riff della chitarra elettrica suonata da Jimmy Page). Se consideriamo che l’hard rock ha provate origini nelle pieghe
del beat inglese, almeno di quello non evoluto verso la psichedelia, allora
possiamo eleggere il brano dei Kinks come un prototipo. Certamente ha una
origine blues, peraltro dichiarata un po’ da tutti i protagonisti.
I primi segni
inequivocabili dell’hard rock quindi bisogna cercarli in Inghilterra più
esattamente nella città di Birmingham, luogo di nascita dei Black Sabbath, sicuramente il primo
gruppo ad avere avuto nei confronti del rock un approccio differente rispetto ad altri, affrontando da subito trame costruite su
impianti oscuri e dotate di un suono possente ed immediato. Un sound non
soltanto dovuto ai potenti amplificatori (come stava accadendo in quel momento anche negli Usa, per esempio con i Grand Funk Railroad), ma espressione di una volontà
precisa di trovare nuovi equilibri musicali all’interno del rock. Il suono evidentemente da
solo non basta per consacrare un genere nuovo. Ai suoni rumorosi vanno aggiunti
testi che affrontano argomenti nuovi e accattivanti come la morte
(atomica), la droga, l’alienazione, temi apocalittici, esoterismo e magia accanto ai
sempre presenti temi tipici del rock come ribellismo e disagio sociale
giovanile, blanditi sotto altra luce, che acquistano adesso un vigore potente ed insolito esasperando una scena appena agli inizi e già nutrita di luoghi comuni che si porterà dietro per sempre.
Luigi
Ciavarella
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