I TRE DISCHI CAPOLAVORI DI JOHN MARTYN
di Luigi Ciavarella
Tra il 1971 e il 1973 John Martyn
pubblica tre autentici capolavori. Il primo Bless The Weather
è del novembre 1971 e evidenzia subito un segno di discontinuità col passato
per l’assenza di sua moglie al suo fianco, la cantautrice Beverley
Kutner, (anche se vi partecipa però alle sessions ), che era stata sua
inseparabile compagna nei precedenti lavori. Questo distacco forse gli consente
di ottenere un rapporto più intimistico con la sua scrittura, certamente una
libertà di espressione più diretta e personale.
Il cantautore
scozzese proviene dal folk blues di Bert Jansch, suo maestro
dichiarato, insieme al revivalista Hamish Imlach, e approda a
questo primo capolavoro attraverso una commistione tra folk blues e jazz molto
personale che, unita alla sua voce impastata di alcool e quant’altro, riesce a
dare corpo ad un lavoro sospeso tra suggestioni romantiche e tensioni emotive,
con brani che lambiscono più generi. Vi sono il blues sofferto di Sugar Lump e il folk in salsa
bossa nova di Head and Heart,
o le rarefatte bellezze di Go
Easy, Just Now e Let The Good Things Come, perle
in agrodolce che rappresentano tutti i legami entro cui la musica e lo stile di
John Martyn possono essere
identificati. Le presenze di Danny Thompson, il sodale
compagno di viaggio, peraltro contrabbassista dei Pentangle, e di Steve
Winwood, (e di altri amici) conducono il suono verso atmosfere jazz,
aperture introspettive e sperimentazioni (per esempio l’uso dell’echoplex applicato alla chitarra) che
allargano i campi d’intervento che avranno ulteriori sorprendenti sviluppi nei
successivi episodi.
Nel febbraio del
1973 il cantautore scozzese pubblica infatti il suo capolavoro indiscusso e uno
dei vertici assoluti della storia della musica rock. Si tratta di Solid
Air la cui title track è dedicata al suo amico Nick Drake
( che sarebbe scomparso suicida qualche anno più tardi) e rappresenta uno dei
brani più intensi mai scritti da Martyn “…
un miracolo di equilibrio sospeso tra terra ed aria, passione e misura…” ( Alfredo
Marziano ), insomma una suggestione mista di suoni, poesia e aromi che
introducono ad un suono di sintesi miracolosa tra jazz, pop, blues e ritmi
sudamericani. L’accostamento al cantautore americano Tim Buckley
a questo punto diventa inevitabile poiché entrambi fanno dell’uso della voce
uno strumento aggiuntivo che interagisce con la musica, mai così presente come
in questo disco. Come pure si sprecano i paragoni con Van Morrison e
Nick Drake, impegnati entrambi a scrivere, in momenti diversi, pagine
memorabili in quegli anni di transizione. Senza dimenticare il contributo
fondamentale offerto dai Fairport Convention, compreso Richard
Thompson alle chitarre, che in quel momento stanno attraversando tutti
uno dei loro momenti musicali più esaltanti. Insomma un disco epocale. L’ultimo
tassello che chiude questa trilogia è Inside Out pubblicato
nell’ottobre dello stesso anno sempre per conto della Island Records, a dimostrazione dell’urgenza incontenibile che sta
attraversando l’artista scozzese, unito ad uno splendido stato di forma
creativa, poiché si tratta di un’altra opera indiscussa che se da un lato
evidenzia un carattere più umorale e discontinuo del personaggio dall’altra vi
sono contenuti molti brani di alta classe melodica come per esempio
Fine Lines o l’ipnotica Outside In che insieme alle
tradizionali Make No Mistake, Ways To Cry e So Much in Love With You,
rappresentano la cifra di un album forse più ostico rispetto a Solid
Air ma ugualmente raggiunto dai segni di una bellezza sublimale e da
una maturità piena, invidiabile che ha pochi eguali nella storia della musica
Rock di indirizzo folk cantautorale. Poi, dopo un ulteriore prova d’autore con
il successivo Sunday’s Child, in cui aleggia una certa
serenità di fondo dai caratteri festosi dovuti alla nascita del primo figlio,
il grande scozzese, nato a New Malden ( Scozia ) nel 1948, il
cui vero nome era Lain David McGeachy, nato da una famiglia di
musicisti, proseguirà con una discografia regolare sino a raggiungere anche il
successo con una musica dai tratti più leggeri legati al consumo, grazie alle
interferenze di Phil Collins. Scomparirà a causa degli effetti
nefasti di una polmonite nel gennaio del 2009 a Kingston Upon Thames,
un sobborgo di Londra.
LUIGI CIAVARELLA
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John Martyn |
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