LUCE INCANTATA di ANTONIO MOTTA

<Una distesa infinita di piccole colline, ora scabre, ora desolate, ora verdeggianti, è di fronte a noi. Siamo nel regno dei terrazzamenti, fazzoletti magri di terra, tutti chiusi da sapienti muretti a secco, con il cielo intorno quasi da ogni parte, dove generazioni di contadini si ostinano a sopravvivere. Qui nessun mastro don Gesualdo poteva nascere, qui l'incuria degli antenati di Lampedusa, la malattia del latifondo è lontana.
Tutto è ordinato, tutto è logico, ma tutto è tragico, tutto è irreale. E presenze irreali sono i commoventi pagghiare su cui sono lasciati a crescere i cardi spinosi, a strisciare le serpi, a volteggiare in cerchio i corvi.
Non c'è paesaggio più mutevole di quello del Gargano: dolce, amaro, desertico, lunare, mediterraneo, africano, nel giro di poche leghe.>

*** Il testo è tratto da <LUCE INCANTATA> di Antonio Motta (Edizioni Gelsorosso, 2005) 


Il Gargano visto con lo sguardo attento del poeta che indaga sulle contraddizioni della sua terra, il Gargano. Egli ne ricava sentimenti contrastanti. Sono passioni che dividono, infuocano, che portano lontano nel tempo attraverso una storia millenaria, ancestrale che sembra vivere ancora tra questi anfratti ora luminosi altre volte desolati. Silenziosi <paesaggi mutevoli> fanno da sfondo ad una realtà immobile in cui tutto vi è contenuto. Il rumore del mare, ora urlante altre volte placido e benevolo, che si misura col sibilo del vento che soffia tra i rovi e le fronde degli alberi, quasi a volerli cullare. Sono i tanti profili che abitano questa terra. Una terra il cui esorcismo unisce e assolve un patto secolare con la natura selvaggia.   
Antonio Motta ritorna sui luoghi a lui familiari e il viaggio che intraprende, attraverso le varie tappe che lo conducono dentro il cuore del <suo>Gargano - tra posti incantevoli in cui la storia ha lasciato segni profondi del suo passaggio, tra misticismo e paesaggi aspri - e dove il tutto sembra volerlo possedere con trasporto. Quasi un appagamento dell'anima, un ritorno nel grembo materno, sicuro e amorevole, da dove tutto nasce e tutto termina. 
Luigi Ciavarella

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