PERDUTO AMOR ... OMAGGIO AL CANTAUTORE ADAMO.

Rendiamo un sincero omaggio al cantautore Adamo, come dire ad uno dei cantautori più genuini degli anni '60 e '70, per testimoniare l'affetto che ancora oggi, a distanza di molti anni dai luminosi successi che il cantautore italo-belga ottenne in tutto il mondo ( ha venduto 95 milioni di dischi ), ci lega indissolubilmente alle sue canzoni, ingenue, romantiche, malinconiche e piene di ardore, che hanno attraversato un periodo felice della nostra adolescenza e dei tanti ricordi che ci restano nel cuore ancora oggi. Difficile non ricordare brani come La notte, Perduto amor, (ripreso da Franco Battiato nei celebri Fleurs)  Insieme (il cui retro: Inch'Allah, fu il primo tentativo di raccontare, con una sensibilità e un coraggio fuori dal comune per i tempi una realtà geografica ancora oggi molto difficile come il medio oriente), Dolce Paola (dedicata quasi di slancio alla futura regina di Belgio, che apprezzerà molto), e ancora tanti altri brani di alta classifica che hanno tracciato la storia della musica pop italiana ed europea come per esempio Il nostro romanzoAffida una lacrima al vento, Felicità sino a E' la mia vita (1975), ultimo sussulto verso un crepuscolo che, come egli stesso racconta in una intervista, non c'è mai stato poiché la sua attività concertistica nonostante i settantuno anni portati alla grande, continua tuttora con grande successo in tutto il mondo.
Adamo ha pubblicato in queste settimane un romanzo in parte autobiografico ("La notte ... l'attesa", Fazi editore) in cui si narrano le vicende esistenziali di Julien, nell'insolito ruolo di un aiuto becchino, anch'egli come lui emigrato dalla Sicilia in Belgio, ma che l'Autore prova a disorientare il lettore dalle sue vicende personali nonostante i tanti luoghi comuni, tipici del corredo dell'emigrante italiano, affiorino qui e là come per esempio il traghetto che si stacca dall'isola, i primi disagi ambientali, la ricerca del lavoro, le frustrazioni, ecc. tutti elementi che concorrono alla narrazione in modo sorprendentemente letterario, rivelandoci uno scrittore brillante e molto addentro nei meandri della letteratura classica.
Di seguito i contributi personali degli amici Mario Ciro Ciavarella e Luigi Perta, che ringrazio.

Luigi Ciavarella


ADAMO SALVATORE… LA STORIA DI UN CANTANTE QUASI ITALIANO
di Mario Ciro Ciavarella

Spesso si trova altrove quello che vorremmo trovare dove viviamo. È il caso di tanti emigranti italiani che nel dopo guerra decisero di vivere in luoghi dove le opportunità di lavoro erano di più.
Come il padre del cantante Adamo Salvatore (Salvatore è il nome) che emigrò in Belgio, con il resto della famiglia.
Quando ascoltavo in radio da piccolo quella voce quasi femminile di Adamo, il tutto era spesso quasi coreografato a casa mia da parenti femmine che si asciugavano i capelli… con i bigodini incarnati nelle ciocche di capelli. Se non sbaglio una ciocca di capelli dovrebbe essere il titolo o qualcosa del genere di una canzone di Adamo.

Le canzoni di Adamo davano un senso di: pomeriggio-assolato-dove-si possono-asciugare-i-capelli-sotto-il-sole-e-le-ragazze-con-il-giradischi-o- con-la-radio-accesa-ascoltavano-quelle-canzoni.
Erano in pratica canzoni… da parrucchiere. Canzoni dove il phon acceso non riusciva a coprire la voce quasi stridula ma non antipatica del cantante italo-belga.
Canzoni da fotoromanzo… bei tempi. Io non li leggevo poichè ero piccolo e non ero una ragazza. Ma vivendo in ambienti femminili come detto sopra, ero quasi obbligato a sapere quasi tutto sui fotoromanzi dell’epoca. Parliamo degli ’70, c’erano… casse di pomodori pieni di “Lanciostory”, “Katiuscia” e tutto ciò che serviva a far sognare le ragazzine dell’epoca. 
Nuvolette e parole all’interno davano la sensazione di ascoltare canzoni di Adamo… che affidava una lacrima al vento, oppure chiedeva il permesso di ballare con una ragazza al padre o alla madre della stessa.
Fotoromanzi, phon, sole e canzoni di Adamo si amalgamavano bene. In quei pomeriggi assolati di tanti, anche troppi anni fa. Inizialmente pensavo che la voce di Adamo fosse di una donna che si faceva chiamare… Adamo. Ma poi mi spiegarono che non poteva essere così… poiché era peccato.
Peccato? Va be’… e intanto Adamo si esibiva in tv. Ed è lì che lo vidi e capii che era un cantante uomo, italiano (cantava in italiano) melodico e soprattutto piaceva alle donne perché non era alto??!!
Scusate, cosa c’entra l’altezza con la bravura di un cantante? Io, piccolo, chiedevo, ma le risposte delle ragazze erano, come dire: “Tu sei uomo… non puoi capire i gusti delle donne”. Misteri tra uomini e donne.
Intanto Adamo, bello e bravo poiché… basso, continuava a vendere dischi e ne ha venduti fino ad oggi qualcosa come 95 milioni.
Ora mi chiedo io: perché questa storia di un “quasi italiano” non ha attecchito anche in Inghilterra e in America?? Lo conoscono dappertutto, anche in Russia e Giappone. Forse perché nei Paesi anglosassoni non bisogna essere bassi e bravi … ma bisogna nascere proprio lì e cantare in quella lingua?
Altrimenti devi emigrare, chiedere quella cittadinanza, essere uno di loro e quindi da quel momento ti potranno dire: “Adamo sei un crooner, non dimenticarlo. Non sia mai ti fai chiamare cantante melodico… ti togliamo il passaporto e ti rimandiamo in Belgio a lavorare in miniera”.
Mario Ciro Ciavarella


UN RICORDO PERSONALE DI ADAMO
di Luigi Perta


Da qualche parte una musicassetta di incisioni anni 60/70 dovrei averla conservata ove sono presenti un paio di brani di Adamo. L’acquistai per ascoltarla sul mio mega impianto audio che feci installare sulla mitica Alfa 75 per condire con le belle canzoni le giornate di festa in famiglia soprattutto nei momenti di ritrovo in campagna. Tutto qui? No! Perché di Adamo c’è la canzone che lo caratterizza più di ogni altra, quella dal titolo più banale e scontato, ma dal testo intenso e significativo, la ricerca della sua Beatrice che come Dante gli avviluppa i pensieri dedicandogli la parte senza luce del giorno, la notte.
Artisti di grande fama come Arisa  e i Modà oggi, hanno inciso canzoni dallo stesso titolo di Adamo, “La notte”. Cercare però delle affinità che le faccia avvicinare  anche solo in una nota o in una parola è impossibile, quasi agli antipodi l’una dall’altra. Questa diversità  è il metro per misurare la forza della canzone di Adamo rispetto alle altre.
Da ragazzino attraversando i vicoli di San Marco soprattutto nel periodo estivo -quando la società non era invasa dall’inquinamento acustico dei motori-  le canzoni ti accompagnavano nel cammino, perché qua e là sentivi risuonare i gira dischi sulle note dei cantanti dell’epoca e le canzoni di Adamo erano tra queste, come in una forma di “YouTube” dinamico, potevi scegliere quale strada attraversare per ascoltare una canzone anziché l’altra!
La voce “cartaginese” di Adamo ben si presta alla “chanson francese” più che a quella italiana, difatti il successo internazionale l’ha cercato in Francia ma senza mettere in secondo piano la sua lingua madre. Se vi capita di andare sulla sua pagina internet vedrete che negli ultimi sei mesi ha una scala di concerti tra la Francia e il Belgio.
Pur essendo trascorsi molti anni dai suoi successi principali, restano sempre pietra miliare nel panorama musicale e quanto affermato per Arisa e i Modà sono la riprova che il talento di Adamo ispira e fa crescere evolvendola, la canzone.
Adamo è un personaggio poliedrico, canta, scrive canzoni e romanzi, arrangia col suo stile canzoni di altri autori francesi e macina successi pur non essendo più un giovanotto, pur non trovando più la testa delle classifiche. Sicuramente in tutto questo influisce -l’operazione nostalgia- dei fan di un tempo cresciuti con l’arrota e quel suo singolare e inimitabile ritmo andante.
Luigi Perta






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