DIECI ANNI DI MUSICA CON LA FISARMONICA DI GIUSEPPE PETRUCCI.


Giuseppe Petrucci, classe 1935, è stato un protagonista con la sua fisarmonica negli anni che vanno dal 1954 al 1964, dieci anni di partecipazione alle vicende musicali del nostro paese. Dal Centro Didattico ai Walter Pipet, il nome d'arte con cui si è fatto conoscere. 

Tra le personalità più preminenti che abbiamo avuto in paese in campo musicale, tra quelli di maggior talento, negli anni cinquanta e sessanta del secolo scorso, sicuramente un posto di rilievo lo merita Giuseppe Petrucci, virtuoso fisarmonicista e compositore, nonché, fatto più rilevante, promotore e guida di una Centro di Formazione per giovani allievi fisarmonicisti. Un Centro didattico durato dieci anni promosso dalla nota marca di fisarmoniche e tastiere Farfisa, di cui un giovanissimo Giuseppe Petrucci ne assume la responsabile sia come direttore che come insegnante. E' stato il suo capolavoro artistico. Il motivo principale per cui verrà ricordato nella storia della musica del paese. La scuola aprì i battenti  nel 1954 con sede in via XXIV Maggio n. 36. Peppino ha soltanto diciannove anni e appena due anni di esperienza alle spalle ma chiara la consapevolezza del compito di responsabilità assai impegnativo che lo attende. 

In quel periodo frenetico per il nostro paese il Centro Didattico Farfisa non fu il solo a favorire l'insegnamento della fisarmonica ai giovani allievi poiché, anche se forse non così strutturato, agiva in autonomia anche una prestigiosa scuola gestita dal Maestro Tonino Lombardozzi, istituita nel primo dopoguerra, che peraltro aveva dato al giovane Peppino anche qualche lezione. Due Centri  che probabilmente si misuravano alla pari avendo in comune gli stessi interessi. E' importante osservare però come il nostro paese fosse affascinato in quel frangente dalla musica suonata considerato l'alto numero di apprendisti, e non soltanto verso della fisarmonica, che rimane comunque lo strumento più  ambito,  ma anche nei confronti di altri strumenti musicali i cui centri erano molto attivi in paese dove era possibile ricevere anche lezioni di chitarra, di mandolino e persino di strumenti a fiato, per esempio nei saloni da barba e capelli, vere palestre per questo genere di approccio, disseminati un po' ovunque. Anche se alcuni insegnanti (cito per tutti Antonio Verde) apparivano rudi e poco incline al rispetto della didattica i loro metodi risultavano altrettanto efficaci. 

Quindi è la fisarmonica, che possiede un suono armonico molto accattivante, che può essere suonata sia con altri strumenti che in autonomia, ad acquisire un primato in paese. Basti pensare che Il numero dei partecipanti al corso raggiunge subito la cifra di trenta allievi.  Un numero molto alto che sommato agli allievi presenti nella scuola di Lombardozzi raggiunge cifre da capogiro. Ricordiamone qualcuno: Maria Ferro, Matteo Pietrocola, Leonardo Pignatelli, Angelo Mimmo, Angelo La Sala (che trasmetterà a suo figlio Domenico la stessa sua passione), Michele Nardella, Maria Donatacci, Pasquale Torelli, Pietro Paglia, Angelo Iannantuono, e i piccoli Matteo Scarano e Filomena Petruccelli ; tra tutti soltanto Angelo Iannantuono avrà un regolare percorso artistico in ambito locale. Infatti lo troveremo con la sua fisarmonica, a partire dagli anni sessanta, dapprima nella formazione  "Arcangelo e il suo Complesso" con Michele Fulgaro e Matteo Napolitano, e,  successivamente anche nei vari sodalizi musicali costituitesi dagli anni ottanta in poi, sino ai giorni nostri per esprimere in ogni luogo la sua passione, sia in pubbliche performance che come ospite in progetti musicali altrui. 

Il Centro avrà col tempo una importanza sempre maggiore sino a diventare una delle Sezioni Didattiche Farfisa più importante della Puglia, raggiungendo così traguardi inimmaginabili per una scuola di provincia. Il merito di questo risultato è dovuto non soltanto alla serietà e alla competenza con cui Giuseppe Petrucci affronta il suo impegno formativo, ma anche alla  popolarità che ne deriva grazie alle varie prestazioni musicali che egli attua con gran successo, in paese e fuori, sia in veste da solista che come direttore di orchestrine jazz. 

Ma il suo vincolo va oltre l'insegnamento circoscritto al suo paese nativo, poiché grazie al Centro entra nei circuiti nazionali del mondo della fisarmonica attraverso la collaborazione con l'organo di stampa della categoria, "La Fisarmonica", dove vengono più volte citate le sue innumerevole imprese. Tra queste viene ricordata addirittura una protesta formale rivolta alla RAI rea di non valorizzare adeguatamente la fisarmonica nei suoi programmi televisivi (venga degnamente onorata nella sua patria). In questo senso egli sarà sempre in prima linea in difesa della musica prodotta dalla fisarmonica. D'altronde il carattere del personaggio, la sua tenacia, la sua risolutezza, e la serietà con cui si approccia ai problemi sono ben noti, e non soltanto nella sfera musicale.  

Fuori dall'ottica della fisarmonica, nel 1962 lo ritroviamo tra i partecipanti ad un corso di chitarra a plettro organizzato dalla Eko, (nota marca di chitarre, a San Marco nei sessanta era attivo un punto vendita in via Roma), nella città di Recanati. Alcune foto e un'ampia pagina del periodico della categoria già citato ne illustreranno l'evento. Qualche mese più tardi partecipa anche al Convegno Nazionale degli insegnanti di fisarmonica nella città di Ancona dove convergono un centinaio di docenti. Anche in questo caso la rivista ne da ampio risalto. La presenza di Giuseppe Petrucci in questi e altri contesti simili è costante, la partecipazione quasi frenetica. La suo legame con la musica, e quindi con la fisarmonica, va oltre l'aspetto didattico in sé per proiettarsi in ogni direzione, come vedremo in seguito.  

Quando Giuseppe Petrucci inizia il suo rapporto con la fisarmonica siamo nella San Marco dei primi anni cinquanta (1952). Il quel tempo il nostro paese sta subendo una trasformazione sociale epocale a causa del flusso emigratorio che lo sta svuotando di energie umane. Una comunità ricca di artigiani e di gente laboriosa lascia la propria terra e prende la via estrema dell'emigrazione verso Paesi lontani. Anche la famiglia Petrucci ne subisce il  fascino. Suo padre Matteo, sarto rinomato, diplomato a Bologna, parte nel 1952 per l'Australia (Melbourne), seguito a breve distanza da suo figlio Armando (1955) mentre nel 1960 lo raggiungono anche la moglie e i figli Tonino ed Emilia Filomena lasciando a casa Giuseppe, che era fidanzato prossimo alle nozze, e sua sorella. 

Anche Peppino svolge la professione di sarto, seguendo le orme paterne. Sue, per esempio, sono i tagli delle divise indossate dai Walter Pipet che si possono ammirare in alcune istantanee (Cit. Galleria fotografica del Blog: www.sammarcopop.blogspot.com), come si usava allora. Walter Pipet, il cui termine deriva dal nome d'arte assunto da  Giuseppe Petrucci in seguito ad un caso di omonimia riscontrato con un artista napoletano, è stata la formazione con cui si è fatto notare in paese grazie alle sue performance tenute nei tanti luoghi di intrattenimento sparsi nel paese, ma soprattutto durante lo svolgimento delle feste nuziali, dove di solito era richiesta la presenza di un complessino. Insieme a lui (e la sua fisarmonica "Settimio Soprano Farfisa", acquistata nel 1952, tramite Lombardozzi, da un venditore di Sannicandro Garganico.) troviamo un po' la crema dei musicisti di allora: Michele Fulgaro alla chitarra e alla voce, Matteo Napolitano (suo cognato) alla batteria, Antonio Verde (il mitico zio rosso), mandolino e Luigi De Carolis al sassofono. Un complesso di cinque elementi che operò dalla fine degli anni cinquanta sino al 1964.
Inizialmente però Peppino comincia a suonare con Pasquale Torelli (violino) e Luigi De Carolis (sassofono) ma il loro sodalizio durerà poco. Allo stesso modo sarà breve la partecipazione nelle varie formazioni jazz sparse tra San Severo e San Giovanni Rotondo nei cinquanta; oppure con i fratelli La Porta (fratelli del M° Luigi La Porta) batteria e tromba poiché emigrarono subito dopo in Australia. Altri furono Michele Ceddia (mandolino), Matteo Vigilante (che sostituì Luigi De Carolis al sassofono nei Walter Pipet) e  Giovanni Di Fiore (chitarra).  
        
Giuseppe è stato anche un proficuo autore e compositore di canzoni nonché poeta noto in paese per aver scritto alcuni testi tra cui l'inno dei vigili urbani (Preghiera a san Sebastiano, 1971), adottato dal Corpo cittadino di cui faceva parte. Ma l'aspetto più interessante riguarda la scrittura di una cernita di composizioni musicali che egli elabora e di cui alcune vengono pubblicate su varie edizioni italiane ottenendo un certo interesse negli ambienti artistici nazionali, con i quali aveva contatti. Sono partiture musicali con testi scritti da altri autori regolarmente depositate, ne citiamo alcune di cui abbiamo anche gli spartiti : "Bruna Maria", composta nel 1954, è la prima canzone in assoluto che Peppino scrive testo e musica ; seguono "Come l'azzurro del tuo mare", "Tre rose", "Rachele", "Bionda Gravina" (dedicata a sua moglie), "Tu sogni ancora Napoli", "Addio Australia bella" con testo di Pasquale Volpe, più altre canzoni tra cui anche un brano dedicato a Borgo Celano ("Il crepuscolo a Borgo Celano"), il suo borgo tanto amato.     

Nonostante qualche piccolo aiuto ricevuto da Tonino Lombardozzi, già citato sopra, (tuttavia si è trattato di poche lezioni) possiamo dire che Giuseppe Petrucci sia stato sostanzialmente un autodidatta, un po' come lo furono tutti coloro che in ordine sparso hanno avuto accesso all'apprendimento di uno strumento musicale. Forse tra Peppino Petrucci e Tonino Lombardozzi, si era creata una certa rivalità, comprensibile d'altronde ma rispettosa dei ruoli, ma il loro approccio al metodo era conforme ai regolamenti in uso nelle scuole di formazione classiche, con tanto di solfeggio, etc. che in altri campi per esempio non hanno ritenuto rispettare. Di sicuro studiare la fisarmonica (o il pianoforte) o uno strumento a fiato qualsiasi non è come imparare a suonare la chitarra o la batteria, che sono strumenti molto più accessibili all'apprendimento. Tuttavia nonostante le difficoltà Peppino riesce in poco tempo ad entrare in sintonia con la fisarmonica, rivelando così una certa precocità che le deriva senz'altro dalla passione ma anche grazie al supporto ricevuto in Collegio riguardo la conoscenza dell'armonium, unito al grande talento che resta sempre la base  necessaria per raggiungere un fine.

Almeno sino al 1964, poiché dopo quella data tutto cambia nella sua vita, non soltanto dal punto di vista professionale ma anche artistico poiché proprio quell'anno entra a far parte del corpo dei vigili urbani cittadino e ciò non gli consente più di continuare a inseguire i suoi sogni con la fisarmonica, chiudendo così ogni rapporto col passato che tante soddisfazioni le aveva dato. Niente più corsi formativi, né partecipazioni ad eventi musicali pubblici, la fisarmonica esce di scena definitivamente dalla sua vita. Dopo dieci anni purtroppo Peppino è costretto a rinchiudere in una teca la sua bella (e pesante) fisarmonica che nel frattempo aveva comprato nuova di zecca, una Victoria cromata a doppia tastiera prodotta a Castelfidardo, un vero gioiello.

D'ora in avanti dedicherà il suo tempo ad altro, altrettanto importante ma di diversa natura ma sempre affrontato con uguale energia e trasporto passionale.

Giuseppe Petrucci sarà segretario sia dell' ACLI che della Pro Loco nel 1960, nonché fondatore con Nicola Mimmo, Angelo Tricarico e Giuseppe Ciavarella dell'ENAL, oltre ad assumere altri impegni nel corso degli anni, ma il suo risultato più rilevante lo ottenne alla guida della Pro Loco di Borgo Celano, dove risiede da molti anni, un tempo A.RI.S.BOC, che lui stesso ha fondato e guidato con alcuni amici tra cui Luigi De Angelis e Raffaele Fino. Si tratta di un fiorente Centro per la salvaguardia del piccolo borgo che aveva la sede presso l'hotel "Il Faro" situato all'ingresso del villaggio, che in seguito sarà trasformata in Pro Loco. L'attività della associazione durerà quindici anni durante i quali produrrà una serie di eventi di diversa natura (musicale, culinaria e sportivo), oltre alla famosa "La quagghiata", che fu uno degli appuntamenti fissi dell'estate celanense, che molti ricorderanno. Non da meno furono i meriti avuti nella fondazione della cooperativa edilizia Santa Rita di Borgo Celano, di cui fu presidente, per aver creato le premesse fondanti di uno spazio abitativo (furono cinque le coop) in un contesto sino a quel momento escluso dai piani residenziali 

LUIGI CIAVARELLA


da sin : Giuseppe Petrucci e Luigi Ciavarella, autore del testo, Borgo Celano, 2025.



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