PIETRE MILIARI DEL ROCK: OCTOPUS DEI GENTLE GIANT.

Gentle Giant

“Octopus”, 1972 (Vertigo)

Rock progressivo

di Antonio Del Mastro



Polistrumentisti e dotati di notevole tecnica, i Gentle Giant sono una di quelle band che un ascoltatore maturo deve avere nella propria collezione. La loro musica è strumentalmente complessa e abbraccia molti generi tra cui Jazz, Folk, Classica con evidenti sfumature medievali e barocche. L’ascoltatore medio non apprezzerebbe affatto la genialità dei tre fratelli Shulman ed il significativo utilizzo del contrappunto. Sempre polifonici, a causa della complessità delle armonie e degli improvvisi cambi degli accordi, la loro musica può sembrare “strana” per un orecchio non allenato.

Difficile scegliere quale album sia il migliore ma credo che Octopus rappresenti meglio l’anima della band. Composto da 8 brani dalla durata media di 4 minuti, rispetto a mostri sacri quali Yes, Jethro Tull e Genesis, hanno preferito non espandersi in lunghe suite ma concentrarsi in suoni più personali e complessi. Strano dirlo ma questa complessità sembra rendere le canzoni più semplici nell’ascolto.

The Advent of Panurge apre il disco con un intreccio magnifico di echeggi vocali, funky e groove. Raconteur Troubadour è una bellissima ballata medievale suonata con assoli di violini e violoncelli. A Cry For Everyone con la sua chitarra distorta è il brano più energico con chiare sfumature hard-rock. Knots invece si apre con una performance a cappella direi memorabile ed assoli di xilofono che lo rendono uno dei brani simbolo del gruppo (a dirla tutta sembra un esperimento ben riuscito).

The Boys In The Band è il pezzo più standout di tutto l’album. I riff di organo e sax creano un capolavoro di jazz-rock pazzesco. Curiosa l’apertura con una risata e il rotolamento di una moneta, è il brano più bello e orecchiabile da ascoltare almeno tre volte di fila. Semplicemente perfetto.

Dog’s Life lo vedo più un riempi disco nonostante la sua melodia classicheggiante, credo sia quello di minor impatto artistico. Discorso diverso per Think Of Me With Kindness, ballata più melodica e di gradevole ascolto, sicuramente il brano più commerciale dell’album.

River chiude l’album con la perfetta realizzazione in sintesi di tutti i brani incisi, quello più vicino al progressive puro e complesso quanto basta.
Uno dei pochissimi e rari album che dimostra come si può ottenere un capolavoro senza strafare in lunghe suite strumentali dell’epoca. Octopus, un lavoro incredibilmente ricco e complesso tale da poter essere considerato una pietra miliare del Rock Progressive.




 

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