IO & LE CANZONI DEI FRATELLI GIBB.

 Quando le canzoni dei Bee Gees fecero breccia nei nostri cuori.


Le canzoni dei Bee Gees furono le prime in assoluto che incontrai a Colmar nei primi mesi del 1971, cioè dal giorno in cui misi piede per la prima volta nella cameretta del mio amico Jean che possedeva un discreto numero di dischi. Il loro Best Of con la bella copertina gialla raffigurante i volti del complesso inglese mi colpì molto da subito ancor prima di ascoltare i brani contenuti. 
Della produzione del famoso complesso tenevo in mente soltanto alcune canzoni: di sicuro I Started A Joke, To Love Somebody e I've Gotta Get A Message To you, se non altro perché furono motivi di successo in Italia e quindi esposti per questo in vetrina presso il negozio di Tonino Tardio in via Roma, che noi guardavamo tutte le mattine passando per quella strada. Brani noti sopratutto nelle loro versioni in italiano. Difficile dimenticare, per quelli della mia generazione, le canzoni Cosi ti amo dei Califfi (To love somebody) o Pensiero d'amore di Mal dei Primitives (I've Gotta Get A Message To You) che diventarono successi incredibili nell'Italia canora di fine sessanta proprio grazie alle traduzioni derivanti dai successi dei Bee Gees. Il vizio di “rubare” pezzi allo straniero l'Italia l'ha sempre avuto. Dopo aver saccheggiato di tutto nei sessanta, a fine decennio evidentemente non aveva ancora cessato del tutto di farlo. Di quell'album venne “coverizzato” anche First of May, una delle più belle in assoluto, diventando Un giorno come un altro nella altrettanto magnifica versione che ne fece Patty Pravo qualche anno più tardi.

Ma la canzone che ancora oggi desta in me autentici sussulti emozionali all'ascolto rimane Holiday (video sotto) posta nell'album ad inizio percorso, perché il primo impatto è sempre quello che ti rimane nella memoria e nel cuore, quella che ti lascia nell'anima una cicatrice interiore che porti via con te per tutta la vita. Holiday è il tipico brano dei Bee Gees, romantico, sentimentale, in cui la voce di Robin Gibb riesce a darle un'aria barocca, leggiadra, impossibile da resisterle. Poi troviamo anche Word e World (parole e mondo), scritte ed interpretate nel consueto stile melodico dei fratelli Gibb, e Tomorrow Tomorrow che fu anche questo un brano tradotto, in questo caso per i Casuals dal titolo Domani Domani o Massachussetts che i Bruzi tradussero fedelmente. Dei rimanenti ci sono da segnalare New York Mining Disaster 1941, dai toni drammatici, insomma una canzone contro la guerra, che faranno loro i Motowns (dal titolo Mr. Jones, che poi era il nome del protagonista del racconto originale dei Bee Gees) e I Can See Nobody e Speack and Speack, che ha, quest'ultima, legami con i loro trascorsi soggiorni australiani, che però non è presente nella ristampa CD (al suo posto c'è Tomorrow Tomorrow).

Questa raccolta di successi, nella mia corsa all'acquisto degli album, - cominciata nel 1982 -, fu tra le prime che assicurai alla mia collezione in virtù di quel lontano ricordo, che come accennato sopra, ha radici in quel giorno d'inverno del 1971 allorquando si cominciò timidamente a dare una forma e un senso alla propria vita anche attraverso la passione della musica rock, che germogliava proprio in quei giorni d'inizio settanta in terra alsaziana.

LUIGI CIAVARELLA





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