Dunque l'epilogo ha i tratti chiaroscuri.
Dunque
l'epilogo ha i tratti chiaroscuri
del
distacco inconfutabile
nella
differenza che separa corpo e anima
dentro
ambienti amniotici,
eppure
l'elogio del privato
è
qui tra le pieghe del tramonto
tra
i prodromi della vita nuova
osservati
dalla balconata del Santuario.
Fuori
dal coro dei perdenti
la
materia respira folate di ossigeno,
transfuga
ego flessa verso nuove sintesi,
sfiorando
i tetti bassi della cittadella
con
la stessa afasia che incute il passaggio
della
storia, tra il rumore dei passi lenti
e
la forma irreale dei quartieri alti senza anime quiete.
Il
calcolo più non rende i termini della resa
e
le passioni urtano gli angoli convessi,
curvi,
sotto le navate abnormi della cattedrale,
vuota,
spettrale, dai silenzi nelle nicchie disperate
priva
di musiche corali e suoni d'armonium,
persa
per sempre nella notte dell'oblio
come
i nostri sguardi questo venerdì santo
in
questo spazio siderale senza tempo.
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