MUSICA ROCK/CRONACA DI UN ANNO IMPERFETTO.
Alcune
considerazione discografiche molto personali sull’anno appena passato.
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Una lista utile a indicare una graduatoria di merito, seppure imperfetta, non vale da sola a raccontare
un anno vissuto pericolosamente, vuoi perché i tempi difficili ci impediscono
di concentrarci su “cose futili” (anche se la musica non trasmette mai
sentimenti o vibrazioni banali) o perché la materia si dispone sempre in tutta la sua
indissolubile verità intrinseca da cui ciascuno può trarre da sé le dovute conclusioni.
Quindi considerate questa analisi mal posta come un esercizio ludico e
null’altro.
Tuttavia qualche titolo mi
va di segnalarlo se non altro per non perdere il vizio di partecipare al banchetto di fine anno imbandito dai soliti fatui critici che raccontano il nulla, in un
mondo peraltro dove ciascuno giudica da sé, senza alcun filtro, le proprie contorsioni interiori.
Avverto subito che in questi
ultimi mesi sono stato trascinato nel vortice del metal
di natura Doom/Black Metal, Death etc., termini oscuri, forniti dal mio
dizionario rock, con cui si indica un timbro (e un'attitudine) di suono estremo da “giorno del
giudizio”, e questa mia incauta apertura nei confronti di questo universo ha
avuto un impatto evidente nella formulazione della lista. In questo senso
l’ultimo album dei Mayhem (Daemon) – un titolo che dice tutto - ,
ne è la giusta testimonianza. La band norvegese ha un curriculum da paura.
Omicidi e suicidi oltre ad una travagliata storia di ordinario orrore ne hanno
temprato lo spirito spingendo la formazione verso un abisso di suoni devastanti
avvolti di riferimenti espliciti impronunciabili. Per chi ama questo genere di
rock è sicuramente l’album dell’anno.
Ho apprezzato gli ultimi lavori di Franco Battiato (Torneremo ancora), Vinicio Capossela (Ballata
per uomini e bestie) e per vicinanza La
Janara (Tenebra) oltre a Il nuotatore dei Massimo Volume, gruppo mai sceso sotto la sufficienza e dotato di
un suono pop molto accattivante. Di Franco Battiato ne ha scritto in questa
rubrica il nostro Nicola Spagnoli in maniera esemplare per cui rimando a quel
testo. Per il resto Vinicio Capossela ritorna alla sua scrittura più
congeniale, un lavoro (l’undicesimo) che “parla della scomparsa dei vincoli
sociali ” attraverso ballate e spunti
che richiamano la sua vena poetica. Di tutt’altra pasta è invece Tenebra del gruppo irpino La Janara. La band, che viene indicata
come genere doom, in realtà è un validissimo ensemble hard rock con venature
pop cantato in italiano e l’unica traccia veramente doom, volendo essere
pignoli, la possiamo trovare soltanto nel brano omonimo che, in effetti, odora
tanto di Black Sabbath. La figura della Janara è molto vicina alle nostre
tradizioni ancestrali poiché ci conduce alla strega di Benevento, che, tra
superstizioni e leggende, avvolge di contenuti debordanti le sonorità
metalliche (e testuali) di questo album. Non mancano momenti acustici ma
soprattutto è la voce di Raffaella Cangero l’elemento in più che rende questo
disco superlativo.
Oltre a questi preziosi (per
me) oggettini sonori (Almeno la Janara è consigliabile in vinile – stampato
dalla Black Widow di Genova) abbiamo una serie di album che la critica ci
propina come “prodotti di qualità”, distintivi, di cui a parte il ritorno dei
Tool (con “Fear Inocolum”), consigliatissimo, e l’ultimo dei Black Mountain Destroyer, band canadese da me molto amata, il resto si divide tra Bruce Springsteen (Western Stars, ancora un ritorno), Titanic Rising di Meyes
Blood, artista californiano, oltre ai soliti Nick Cave (Ghosteen), l’ex Radiohead Thom
Yorke (Anima) e qualche altro
residuato bellico tipo Iggy Pop ( Free, il suo disco).
In conclusione mi piace sottolineare lo splendido, tenero, postumo lavoro di Leonard Cohen, “Thank for the Dance”, bordato di nero, brani inediti che il figlio ha voluto raccogliere in un album per ricordarci, semmai ce ne fosse bisogno, la grandezza dell’artista e del vuoto incolmabile che ci ha lasciato.
In conclusione mi piace sottolineare lo splendido, tenero, postumo lavoro di Leonard Cohen, “Thank for the Dance”, bordato di nero, brani inediti che il figlio ha voluto raccogliere in un album per ricordarci, semmai ce ne fosse bisogno, la grandezza dell’artista e del vuoto incolmabile che ci ha lasciato.
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