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Visualizzazione dei post da settembre, 2018

AMORE SEDITICCE poesia di FRANCESCO PAOLO BORAZIO.

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‘St’amore mia non mette chiù calima E va’ a capisce ‘ncorpe che arracama, ‘st’amore mia ci secca alla curima E no’ risponne manche a chi lu chiama. La nenna mia non è chiù com’e prima, sta pensosa pensosa e chiù non m’ama: quanne me vede, smesta e ci va a ‘ncima sope lu tavulate, quedda ‘nfama. Come pensasse: <Ne’, che me ne fuma!> Come dicesse: <A me che me ne prema!...> Povere amore mia svanisce e sfuma. Quistu core che tozzela e che trema, mo preja alla Madonna che l’alluma, se pe’ disgrazia è diventata scema. Francesco Paolo Borazio Francesco Paolo Borazio primi anni cinquanta. Tratta da "La preta favedda" Edizione Quaderni del Sud, San Marco in Lamis (Gargano, Foggia) 1981, il testo vernacolare è uno dei più brevi della raccolta e, come si può leggere, è una poesia d'amore che l'Autore rivolge alla sua amata. L'amore sediticce (amore appassito) descrive un momento molto fragile ed incerto del

"LEONARDO SCIASCIA : La memoria, la nostalgia e il mistero" nuovo libro di ANTONIO MOTTA sullo scrittore siciliano.

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< Dei libri usciti negli ultimi anni su Leonardo Sciascia questo è uno dei più profondi. Antonio Motta è stato particolarmente legato a lui. Tutti i racconti sgorgano dalla sua memoria con vivacità: Motta mescola voci, interviste, incontri, che si sono accumulati nella frequentazione dell'Autore del Cavaliere e la morte. Il suo è un viaggio intorno a una grande passione per i libri dello scrittore siciliano, ma è sopratutto un libro di nostalgia dove in filigrana affiora nitido il legame di Sciascia con la sua terra, Sciascia fu uno scrittore - forse il più coraggioso, enigmatico, inquieto del secondo novecento - anche di incontri trasversali con altri scrittori e artisti che rivivono nelle pagine di questo libro: da Luigi Pirandello a Jorge Luis Borges, da Giuseppe Antonio Borgese a Carlo Levi, da Alberto Moravia a Gesualdo Bufalino, da Roberto Roversi a Bruno Caruso, da Fabrizio Clerici a Giorgio de Chirico, da Federica Galli a Renato Candida.> (dal risvolto di cop

"DOVE IL GIORNO S'ALZA" poesia di ANTONIO MOTTA

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Dove il giorno s’alza a giri stretti di luce, dove la mitraglia ha ragione d’un beduino e la donna ha partorito tra canne di bambù, e il feto le è morto, e sa che domani al nipotino, al sesto compleanno, non varrà una sorte migliore; mentre al di là del muro di cinta i più piccoli giocano a indiani e banditi e la guerra entra nelle loro ossa vuote, e noi ci accorgiamo troppo tardi che l’adulto è un bambino che non ha saputo mai cullare una bambola; troppo troppo tardi per bere nel cavo della mano invece del solito bicchiere, più assetati. E già l’istinto ha corroso l’olivo E la poca polpa, franta nel torchio, sa d’amaro. Solo la polvere s’alza alta tra i tucul e gli olmeti, mentre ci si prepara all’altra battaglia. Troppo troppo tardi per chiedere un sorriso Ad un mercenario che scrive alla ragazza T’amo. Antonio Motta È nato e vive a San Marco in Lamis, centro garganico dove dirige il Centro di Documentazione “Leonardo