SUONI PESANTI DALLA PERIFERIA DELL’IMPERO.
Il grunge è stato un movimento musicale spontaneo nato e cresciuto nel nord ovest degli Stati Uniti intorno alla metà degli anni ottanta, musicalmente nutrito a base di punk, metal e psichedelica in un rapporto stretto tra vari generi (crossover) descritto per convenienza col termine grunge, termine peraltro mai accettato dagli interessati, (che vuol dire sporco, orribile, cattivo) tuttavia necessario per indicare uno dei periodi più intensi e creativi della storia del rock americano.
Epicentro e teatro di questa rivoluzione
musicale e di costume è stata Seattle,
città piovosa e crepuscolare, capitale dello stato di Washington, nota nei
sessanta per aver dato i natali a Jimi Hendrix (e dove riposa) e, per altri versi, riconosciuta come la terra dei Wailers e dei Sonics, formazioni di grande impatto dance, grezzi e selvaggi
proprio come i loro nipotini grunge, (cito a sostegno la raccolta di brani Highs in the Mid Sixties/Nuggets nei
numeri dedicati al North West), ma confinati in quelle regioni estreme, lontane
in ogni caso dai luoghi cult in cui si stavano combattendo le vere battles of the garage (California e Texas in primis).
Possiamo
dire allora che il grunge sia esploso come reazione alla stasi del rock americano assente soprattutto in quelle terre tradizionalmente alla avanguardia come
Proprio in momenti come questi che si guarda al nord ovest, allo stato di Washington, periferia estrema rispetto a Los Angeles, con Seattle come luogo di coagulo, abitata da gruppi musicalmente eterogenei ma tutti portatori di un concetto di vita in evidente contrasto col resto del Paese. Se poco prima c’era stato il nichilismo di No Future, condizionato da una visione iconoclasta della vita e della musica, di devastante recente memoria, ora il grunge propone il Future? nahhh, nel senso che il punk viene accolto come propulsore e non più come filosofia di vita, creando di fatto i presupposti di una rivoluzione musicale dagli sviluppi imprevedibili, adottando nel proprio DNA formazioni-icone del passato come Led Zeppelin e Black Sabbath, virtualmente assunte come guide spirituali, totem necessari per blandire l’atto di nascita di una fusione che non avrebbe tardato a dare propri frutti.
Che sia stata una rivoluzione e perché sia nata proprio in quella regione fuori mano, lontana dalle sedi delle multinazionali della musica, non è dato saperlo. Sappiamo però che terminata questa esperienza, nella metà degli anni novanta, cade sulla scena un silenzio tombale. Non vi è stata alcuna variante significativa della storia per assicurare al fenomeno una eredità credibile.
Sappiamo per certo che la scena grunge ha vissuto due periodi distinti: una prima fase underground, seminale, dominata da gruppi dallo spirito selvaggio che trovò nella etichetta di Seattle Sub Pop, fondata da Bruce Peavitt, ma anche nelle altre etichette underground, il naturale sbocco discografico; e, una seconda fase, esplosa nel 1991, col successo planetario di Nevermind dei Nirvana, che è considerato il vertice assoluto della storia della musica grunge e uno dei capolavori della musica rock, col merito storico di trascinare nel suo alluvionale successo mondiale altri gruppi importanti come: Pearl Jam, Soundgarden, Alice in Chains, Mudhoney, etc.. oltre a focalizzare intorno a Seattle e tutta la scena underground americana l’attenzione del mondo.
I DISCHI E I PROTAGONISTI ( 1985 – 1991 )
Il primo disco d'impronta grunge viene
registrato dai Green River (Come On Down, Homestread Rec.Usa 1985) nel dicembre del 1985. Si
tratta di una forma di proto grunge in assoluto. Ma il gruppo verrà
ricordato in seguito per aver annoverato tra le proprie file i personaggi
chiave di questa avventura: Mark Arm
e Steve Turner, che formeranno i Mudhoney e Stone Gossard e Jeff Ament,
i MotherLoveBone, anticamera dei Pearl Jam. L’anno successivo nasce
A partire da questo istante infatti il punk, il metal, il noise e la psichedelia cesseranno di essere corpi separati per confluire tutti in un unico genere musicale, il grunge.
I Nirvana non sono ancora nati quando nel 1987 vengono pubblicati i primi memorabili vagiti: Dry As A Bone dei Green River seguito da Screaming Life, l’EP metal dei Soundgarden e Even If And Eventually When degli Screaming Trees di Mark Lanagan , album d’ impostazione psichedelica.
Ma è il 1988 è l’anno
decisivo.
L’anno successivo i Nirvana pubblicano Bleach, ottimo debutto registrato in
economia con qualche debito verso i Black Sabbath e i Melvins; fanno seguito i Mudhoney con il loro primo album omonimo e i Soundgarden che inaugurano con Louder
Than Love il primo contratto in assoluto con una major, la A&M Records.
Altri dischi pubblicati nel
1989 sono : Buzz Factory degli Screaming Trees, considerato il loro
capolavoro underground, e l’Ep Shine
dei MotherLoveBone, (seguito da Apple, l’anno successivo), secondo
gruppo firmatario di un contratto con una major (la Polygram).
Nel 1990 cade la prima
vittima eccellente, Andrew Wood,
leader dei MotheLoveBone, che muore per overdose mettendo la parola fine alla
storia del gruppo. Debuttano su Columbia gli Alice In Chains di Layne Staley con Facelift, lavoro dominato
da suoni metallici e malati. Il gruppo avrà una vita difficile.
Il 1991, come si era accennato sopra, è l’anno della consacrazione internazionale grazie al definitivo
accordo intervenuto tra le multinazionale (le major) e la scena alternativa attraverso
un rapporto di reciproca collaborazione spianando la strada al successo
planetario ad un congruo numero di lavori di indiscussa qualità : Nevermind dei Nirvana, Badmotorfinger
dei Soundgarden e Ten dei Pearl Jam. A questi vanno aggiungi altri grandi titoli : Uncle Anesthesia degli Screaming Trees , Gish dei Smashing Pumpkins
, Congregation degli Afgan Whigs e Green Mind dei Dinosaur Jr.
tutti pubblicati dalle major che finalmente scoprono Seattle come la potenziale
gallina dalle uova d’oro.
Il triennio 1992 – 1994 produrrà altri titoli milionari, dai Nirvana di In Utero, prodotto da Steve Albini, sino ai successivi album dei Pearl Jam (Vs e Vitalogy, lavori più maturi e tendenti al mainstream); gli Smashing Pumpkins realizzano Siamese Dream, il loro capolavoro mentre gli Afgan Whigs di Greg Dulli pubblicano Gentlemen.
Anche Alice in Chains e Soundgarden,
l’ala più metal del grunge,
continuano a incidere buoni album baciati dal successo (rispettivamente Jar Of Flies e Superunknown) ma il 4 aprile del
Nel 2002 morirà per overdose
anche Layne Staley, il leader degli Alice in Chains, dopo una vita bruciata ad
inseguire gli eccessi della vita spericolata senza riuscire mai a scrollarsi di dosso il
peso della sua tossicodipendenza.
PS : Per
contiguità col grunge aggiungiamo anche i nomi dei Sonic Youth e Jane Addiction (Daydream Nation e Nothing
Shocking, i loro lavori di riferimento) che seppure non provengano da Seattle hanno avuto nei suoi confronti un rapporto di stretta osservanza in termini di suoni e stili di
vita. Lo stesso si dica in altri ambiti geografici degli inglesi Bush e dei norvegesi Motorpsycho, (consigliabili: Sixteen Stone e Demon Box) anche essi folgorati come san Paolo sulla strada di
Seattle avendo accolto nel proprio DNA i segni tangibili di un fenomeno
musicale e di costume che ha davvero mutato la faccia della storia (della
musica rock).
Conclusioni :
Senza Nevermind il grunge sarebbe rimasto dentro i recinti regionali dell’underground. Il disco, voluto dalla Geffen Records e affidato alle cure del produttore Butch Vig, credo abbia avuto il merito di aver liberato l’anima di Seattle definitivamente dopo averla affidata alla custodia del mondo a cui adesso appartiene.
Venti anni dopo la
deflagrazione di quel evento storico resta forte la percezione di aver vissuto una stagione irripetibile. Il ricordo del volto di Kurt trasfigurato e dei tanti gruppi che hanno tentato l’assalto al cielo come è
sempre accaduto quando si è voluto descrivere la storia di una scena musicale forte,
uguale a tante ma sempre cosi diversa, che ha accompagnato una generazione verso la maturità.
I Pearl Jam, unici superstiti del grunge, sono ancora in giro per il mondo a spendere la cifra di un sogno duro a morire, non prima però di averci sommersi da una infinita prole di dischi live che non ci basterà una vita per ascoltarli tutti.
*** L'articolo è stato pubblicato in origine su www.sanmarcoinlamis.eu/Music'Arte il 20 febbraio 2011.
LUIGI
CIAVARELLA
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