INTORNO AL ROCK UNDERGROUND AMERICANO DI FINE SESSANTA

Alcune considerazioni intorno al rock underground americano fiorito tra la fine dei  sessanta e l'inizio dei settanta.

In queste ultime settimane ho avuto modo di approfondire le vicende musicali underground del rock americano vissuto a cavallo tra i sessanta e i settanta, spinto dalla curiosità di capire in che misura questo genere minore abbia influenzato quello maggiore, di tutt'altre proporzioni e ben sostenuto dal sistema e, sopratutto riuscire a capire fin dove termina il sommerso e dove inizia invece  il mainstream. Naturalmente il confine è molto labile e tutto ciò è possibile stabilirlo solo sulla base di una differenza sistematica del prodotto che tiene conto dapprima del successo ottenuto prima ancora della qualità intrinseche di cui è portatore e quindi del suono che intende custodire. Infatti il rock underground di cui stiamo parlando non ha avuto alcuna particolare risonanza nello show business poiché si è trattato di musica rock di genere proto hard affidato alle capacità individuali dei musicisti spesso con forti connotati blues quando non ha espansa la sua coscienza sino ai confini di una tarda psichedelia ancora dura a morire, predicata ad oltranza incurante del mondo nuovo che cambia e le gira attorno. Quindi una musica 

underground che misura la sua capacità di esistere sulla quantità eterogenea dei vari generi anziché su indirizzi precisi come era accaduto in passato. Nel momento in cui il rock ufficiale sembra aver esaurito la sua propulsione trainante, lasciando il campo alle nuove percezioni musicali provenienti dal sottobosco, ecco che la nuova scena underground, confusa e approssimativa  non riesce ad occupare le caselle mancanti poiché non ha la forza per far percepire alla maggioranza dei fruitori e degli appassionati di rock il senso della novità, privi com'erano del sostegno dei centri di produzioni i quali erano deboli in contrapposizione all'offerta musicale che era abbondante. Quindi dopo tanti anni quei dischi polverosi che erano usciti in sordina ritornano a nuova vita grazie ad un pugno di piccole etichette discografiche, salvo in pochi casi, che provano a raccordare l'anello mancante nella catena produttiva della musica rock targata Usa in quegli anni molto frenetici. Sono etichette che col tempo hanno acquistato una autorità e un certo rispetto nella vasta cultura underground grazie alla loro professionalità e alla evidente passione con cui producono le loro uscite. Provengono in gran parte dagli USA (Sunbeam, Fall Out, etc.) ed hanno una solida tradizione alle loro spalle, ma partecipano alla diffusione di questo genere anche etichette europee non ultima quelle italiane ( Akarma, Get Back) che spinti dalla passione provano a immettere nei circuiti underground quei titoli polverosi che altrimenti sarebbero rimasti nel dimenticatoio della storia e che sorprendentemente si rivelano quanto di più stimolante si possa oggi desiderare dal passato. Suoni che sembrano arrivare da spazi siderali infiniti ma che hanno trovato qui il terreno ideale per crescere e un ambiente recettivo su cui ricostruire una identità nuova riuscendo persino ad interagire su una attualità musicale per natura sempre attenta alle novità anche se, come spesso accade, nel rock in genere non si butta mai nulla e riciclare il passato è sempre stata la prima regola di sopravvivenza.

Dicevo che si tratta principalmente di suoni proto hard e in questo contesto è presente una considerevole discografia che tiene conto di tutte le varie forme che hanno concorso in passato ad alimentare continuamente la sorgente creativa verso il rock di superficie, quello blasonato e redditizio che un pò tutti abbiamo conosciuto. Tra questi alcuni titoli che oggi valgono una fortuna per la loro rarità a causa dei pochissimi pezzi rimasti in circolo e le suggestive sonorità di cui sono portatrici. Le bands provenivano principalmente dalla California, la terra promessa di tutti i gruppi americani in cerca di affermazione, ma che riflettevano ciascuno una varietà impressionante di energia e di suoni nuovi tanto da lasciare di stucco band molto più famose di loro proprio in virtù delle loro provenienze geografiche e della freschezza delle loro idee, avevano saputo iniettare idee nuove nel tessuto compositivo del momento. Altri invece arrivavano direttamente dai confini più settentrionali mentre altri ancora invece dal midwest oppure dal sud estremo in uno scenario apocalittico che ricordava altre epoche ma che son stati, in definitiva, tutti frenati da una innocenza troppo ingenua ed ostentata per interferire nel tessuto rock americano che conta.

                                                                                     LUIGI CIAVARELLA 


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