COSI’ COMINCIO’ IL MIO VIAGGIO NELLA MUSICA ROCK.



Nella primavera del 1974 alla vigilia della mia partenza per il servizio militare, e a causa di ciò, chiusi la mia seppur breve esperienza col rock. La cartolina rosa e una generale sensazione di resa da parte del rock a vantaggio del mainstream mi convinsero a desistere dal proposito di continuare un rapporto che mi aveva entusiasmato e che adesso vedevo al tramonto. Vendetti così tutti i miei album, (un centinaio forse più) salvando soltanto una decina di titoli che avevano puntellato la mia vita di ricordi, e andai soldato credendo a torto che la mia esistenza d’ora in avanti non sarebbe più stata la stessa.
Al ritorno a casa, l’anno dopo, preso dai nuovi impegni mi disinteressai completamente della musica rock. D’altra parte anche volendo le formazioni che mi avevano colpito in passato avevano cessato di produrre buona musica e quelle nuove mi sembravano sin troppo banali. Però verso la fine dei settanta accadde un fatto nuovo. Fu quando un giorno per caso ascoltai alla radio alcuni brani che suscitarono subito il mio interesse. Vale la pena ricordarne alcuni poiché furono il carburante che servì per riavviare la macchina che si era inceppata alla vigilia della naia. Credo di ricordare Frederick di Patti Smith, Badlands di Bruce Springsteen, un brano dei Dire Straits che mi sfugge il titolo e, soprattutto, White Riot dei Clash. Quest’ultimo, dalla durata esigua, fu quello che mi colpì di più indubbiamente per il sound decisamente fresco ed originale. Il rock era tornato? Sicuramente era ripartito dalle origini e questo grazie al Punk che aveva creato un corto circuito col passato, ma questo lo avrei capito qualche anno più tardi quando incominciai seriamente ad occuparmi di musica rock come non avevo mai fatto prima.
Fu così che nel 1982 comprai il mio primo impianto stereo, un Luxman con giradischi Technics e due diffusori RCF creando in questo modo le basi della mia ricerca musicale alimentando continuamente la mia passione musicale di nuovi suoni, arricchendo oltremodo una discoteca in continua espansione. Comprai vinile sistematicamente sin verso la fine dei novanta nel periodo in cui il Grunge stava inevitabilmente tramontando per fare posto a qualcos’altro che tuttavia continuai a seguire attraverso il supporto dei compact disc, i nuovi orribili piccoli vinili digitali che però avevano il pregio della comodità e non ultimo la facoltà di farne copie perfette illuminando così a dismisura ogni angolo della musica rock, passata e presente, soprattutto di titoli che in vinile, in un passato arcaico, quando questi uscirono, non era affatto facile possederne.
 LUIGI CIAVARELLA

       

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