Post

Visualizzazione dei post da ottobre, 2018

"DURANTE TUTTO IL VIAGGIO LA NOSTALGIA NON SI E’ SEPARATA DA ME” , poesia di NAZIM HIKMET

Immagine
Durante tutto il viaggio la nostalgia non si è separata da me  non dico che fosse come la mia ombra  mi stava accanto anche nel buio  non dico che fosse come le mie mani e i miei piedi  quando si dorme si perdono le mani e i piedi  io non perdevo la nostalgia nemmeno durante il sonno  durante tutto il viaggio la nostalgia non si è separata da me  non dico che fosse fame o sete o desiderio  del fresco nell'afa o del caldo nel gelo  era qualcosa che non può giungere a sazietà  non era gioia o tristezza non era legata  alle città alle nuvole alle canzoni ai ricordi  era in me e fuori di me.  durante tutto il viaggio la nostalgia non si è separata da me  e del viaggio non mi resta nulla se non quella nostalgia. NAZIM HIKMET Pur nativo di Salonicco (oggi importante città greca)   Nazim Hikme t (1902 - 1963) è considerato uno dei maggiori poeti turchi del novecento.

TRA MR. FANTASY E JOHN BARLEYCORN, LA LEGGENDA DEI TRAFFIC.

Immagine
Nonostante il primo disco risalga al 1967 la storia musicale di Stevie Winwood affonda le radice addirittura nel 1963 nel momento in cui si forma a Birmingham lo Spencer Davis Group , che prende il nome dal fondatore, il chitarrista   Spencer Davis, e che ruota intorno ai fratelli Muff e Stevie Winwood i quali, insieme al batterista Pete York, completano la formazione. Suonano principalmente blues, tra il canonico e qualche fuga in avanti, come molti altri gruppi del periodo d’altronde, ma la eccezionalità del loro sound (e il conseguente successo) è dovuto alla voce incredibile di Stevie Winwood, davvero straordinaria (oltre all’uso delle tastiere). Dopo il successo di Gimme Some Lovin’ e I’m A Man (gli epocali hits che smuovono le classifiche di mezzo mondo, Italia compresa) Stevie Winwood lascia Spencer Davis al culmine del successo per formare una propria band: i Traffic insieme a Jim Capaldi , il fedele batterista, Dave Mason , il capriccioso chitarrista e  Chris Wood

LA POESIA DI WISTAWA SZYMBORSKA, PREMIO NOBEL 1996.

Immagine
WISTAWA SZYMBORSKA (Cracovia 1923 - 2012) Quando alla poetessa polacca (di Cracovia, 1923-2012) Wistawa Szymborska nel 1996 le venne conferito il prestigioso Premio Nobel per la Letteratura molti furono presi alla sprovvista nonostante il suo nome fosse già molto noto, anche fuori dai confini della sua patria. E nonostante Josif Brodskij , suo connazionale e anch'egli premio Nobel, avesse già indicato, molti anni prima, il nome della Szymborka come la maggiore poetessa polacca contemporanea. Molti critici pensarono sostanzialmente che fosse stata scelta per motivi politici poiché la sua poesia non possedeva lo spessore letterario necessario tale da meritarsi un premio così prestigioso come il Nobel. D'altra parte ella nella sua lunga vita non aveva neppure scritto molto e le sue poesie si possono contare in pochi volumetti. Soltanto quando avrà l' attenzione internazionale puntata su di sé, grazie al  Nobel, si avrà una proliferazione considerevole di pubblicazion

PATER NOSTER di JACQUES PREVERT (in italiano)

Immagine
Padre Nostro che sei nei cieli Restaci E noi resteremo sulla terra Che qualche volta è così attraente Con i suoi misteri di New York E i suoi misteri di Parigi Che ben valgono i misteri della Trinità Con il suo minuscolo canale dell'Ourcq La sua grande Muraglia Cinese Il suo fiume di Morlaix Le sue caramelle alla Menta Con il suo Oceano Pacifico E le sue due vasche alle Tuileries Con i suoi bravi bambini e i suoi mascalzoni Con tutte le meraviglie del mondo Che sono là Con semplicità sulla terra A tutti offerte Sparse Esse stesse meravigliate d'esser tali meraviglie E che non osano confessarselo Come una bella ragazza nuda che mostrarsi non osa Con le spaventose sventure del mondo Che sono legioni Con i loro legionari Con i loro carnefici Con i padroni di questo mondo I padroni con i loro pretoni gli spioni e marmittoni Con le stagioni Con le annate Con le belle figliole e i vecchi coglioni Con la paglia della miseria che imputridisce nell'

"Dentro!", una poesia di MICHELE VILLANI.

Immagine
DENTRO! Dentro, vive oggi un pianto sincero, una forza di disperazione che mi spinge a perseguire in una via, nella speranza di riuscire a vedere finalmente un po’ di sole. Dio mio sarò forse egoista Anche incosciente, se vuoi, ma son disposto a chiederti di togliermi questa poco di forza fisica che mi rimane, pur di vederla tutta intera in lui. Non importa di me, ormai so vedere le cose dell’occhio critico, col sole giusto, e son disposto a rinunciare a chiedere di me pur di rivederla rinata in lui. Dammi retta mio Dio, vienimi in aiuto! MICHELE VILLANI  Michele Villani (1954 - 2017) è stato il poeta dei buoni sentimenti e, come sostiene Antonio Coppola nella presentazione del suo libro più noto dal titolo < Immagini > (Lo Faro editore, 1986) < ha saputo infondere una parola di ben e dove regna l'odio, la fratellanza dove c'è divisione e disamore >. Il suo mondo bisogna cercarlo in questi ambienti dove la sofferen

UN ALIENO ELETTRICO AL MIAMI POP FESTIVAL DEL 1968

Immagine
La domanda che spesso ci poniamo ad ogni uscita discografica postuma di Jimi Hendrix è cosa sarebbe stato di lui se fosse sopravvissuto quella notte al Samarkand e, alla pari di un Eric Clapton - tanto per citare un nome a lui affine per vari motivi - quale piega avrebbe preso la sua musica in rapporto ai tempi nuovi. Una qualche risposta la si potrebbe trovare nell'ascolto del disco pubblicato nel 1997 dal titolo < The First Rays of the Rising Sun > curato da Eddie Kramer , lo storico collaboratore del chitarrista di Seattle che sovrintendeva alle registrazioni. Il disco verosimilmente potrebbe configurare una ipotesi abbastanza attendibile sugli orientamenti e gli sviluppi musicali che aveva in testa in quel momento. Un tipo di musica d'indirizzo funky o soul, stimolata da una band numerosa aperta alle innovazioni della black music. Sarebbe stato questo il disegno di Jimi Hendrix. D'altra parte nel disco vi sono abbastanza indizi che confermerebbero questa direz

FRANCESCO PAOLO BORAZIO, LU TRAJONE ED ALTRI MITI.

Immagine
Nonostante circolassero frammenti del poema popolar fantastico in vernacolo “ Lu Trajone ”, il testo integrale  scritto da  Francesco Paolo Borazio, non era stato ancora pubblicato. Almeno sino al 1977 nessuno prima di allora aveva pensato di farne una dignitosa pubblicazione, né tra le istituzioni né tanto meno tra intellettuali e sodali del poeta di San Marco in Lamis.   Si trattava dopotutto di un racconto di ingegno formidabile per le tante trame e i riferimenti allegorici contenuti nel testo peraltro intrecciati sullo sfondo di una valle molto familiare nell’immaginario collettivo. Francesco Paolo Borazio , il cavapietre autodidatta, che aveva scritto un poema epico sulle pagine di un quadernetto di scuola, intendeva non solo raccontare una storia di amore disperato, ma anche di mettere in evidenza, attraverso il racconto dei due fuggitivi innamorati, i vizi e le virtù di una comunità chiusa tra le montagne di una regione impervia. Lu trajone , il dragone mostruoso diventa