BESTIARIO BEAT !


Nell’Italia provinciale e periferica dei mid sixities, tra i tanti gruppi e gruppuscoli musicali che vi abitano molti prendono il nome dal mondo degli animali, tra il comune , il curioso, lo stravagante e l’esotico, sulla spinta di una moda affermatasi nella terra dove tutto è cominciato: l’Inghilterra beat. (The Animals di Eric Burdon, un caposcuola!)
Cosi il catalogo bestiale del beat italiano ha modo di svilupparsi attraverso la nascita di molte formazioni tra le quali molte diventeranno famose, avranno un buon successo e di cui ancora oggi molta gente se li ricorda. Altri invece, pur essendo altrettanto bravi  se non migliori dei più noti, rimarranno nel limbo e saranno ricordati soltanto in ambito underground.

Tra i più noti in assoluto ci sono i milanesi Camaleonti, fondati da Ricky Maiocchi nella metà dei sessanta e subito avviati verso una fortunata carriera grazie ad una scelta oculata di cover di sicuro successo depredate dal vasto repertorio anglo-americano. Dalla beatlesiana Se ritornerai al merseybeat di Ti dai troppe arie e Non c’è più nessuno,(tutte datate tra il 1965 e l’anno dopo), dai Monkees di Last train to Clarkville che diventa La libertà, ad una infinità di altri titoli assortiti, pubblicati tutti dalla Kansas di Duilio Del Prete, la formazione milanese approda infine nel 1967 con Non c’è niente di nuovo alla CBS con ben altri risultati. Ricky Maiocchi opterà poi per una carriera solistica mentre il gruppo diventerà famosissimo nella hit parade nazionale con una serie di brani senza tempo tipo L’ora dell’amore, Applausi, Viso d’angelo, la “battistiana” Mamma mia etc. tutti dischetti ancora oggi ricordati con affetto da una generazione di irriducibili attempati. Altra formazione di quegli anni, con una carriera simile ai Camaleonti è stata quella dei Dik Dik che presero il nome addirittura da una rara gazzella africana. Anche loro habitué delle hit parade con brani rubati alla scena internazionale dalla tipologia più svariata (tipo Sognando California  dai Mamas & Papas), per approdare, con un repertorio sin troppo morbido ma efficace, di canzoni esplosive quali Senza luce (dai Procol Harum), Il vento direttamente dal tandem Mogol- Lucio Battisti, e le insulse ma gettonate Io mi fermo qui, L’isola di Wight, etc. per chiudere infine il sipario nelle balere della nostalgia che ancora oggi occupano con immutata energia.
Altri gruppi presi dal mondo animale sono stati i Corvi di Parma, gruppo proto punk nato nel 1966 con uno spirito combattivo unico nel genere beat, adottando persino in scena la presenza di un vero corvo che si chiamava Alfredo (video sotto). Sono ricordati per un paio di dischetti molto ruvidi ma importanti come Un ragazzo di strada e Sospesa ad un filo, presi in prestito entrambi dal garage punk americano rispettivamente dai The Brogues e dagli The Electric Prunes, gruppi di punta del genere, e per un album che ancora oggi rimane un feticcio di quegli anni frenetici.

I Delfini di Padova, gruppo beat per eccellenza, innamorati sia dei Beatles che dei Rolling Stones, e titolari addirittura di due album di melodia beat inconfondibile, sono noti principalmente per il loro singolo più famoso, Te ne vai, soprattutto dalle parti del programma radiofonico Bandiera gialla di Renzo Arbore.
I Bisonti di Bruno Castiglia gruppo ipercalorico per la quantità di miele immessa nel circuito del beat nazionale, con un repertorio di canzoni romantiche anche se vengono ricordati, addirittura nella storia del garage fuzz, per Crudele, un incredibile brano sorprendentemente acido con annessa chitarra distorta, che fece innamorare persino i cultori americani del genere. Anche loro milanesi, noti però per certi slow come Richiamo d’amore, Occhi di sole anche essi finiti nel calderone dei ricordi. Bruno Castiglia cesserà di fare il cantante melodico per prendere i voti.

Le Pecore nere invece erano di Roma e sono arcinote per un brano soltanto Ricordo un ragazzo che ricorda il dramma di Luigi Tenco, e un album di varia umanità beat ; i baresi Gatti Rossi titolari di una splendida re-interpretazione di due classici del periodo, Il mondo è grigio il mondo è blu da Eric Charden e l’iper usurata Ho difeso il mio amore che conta decine di versioni tutte uguali, tra cui anche la loro e un album senza infamia e senza gloria, curato da Gino Paoli, il loro tutor; I Jaguars di Roma, micidiale gruppo vetero hard con qualche schizofrenia verso il  melodico e persino con uno strascico “napoletano”, avendo partecipato al famoso festival del 1967. Il loro brano più conosciuto è però devi combattere, che appartiene alla corrente più impegnata del beat.
Altri meno noti ma ugualmente agguerriti dai nomi anche curiosi sono stati: Nico e i Gabbiani, gruppo pop leggero famoso per Parole, che ottenne un certo successo; i Pipistrelli gruppo di tendenza rock, Le Termiti, i Red Roosters, i Blackbirds, i Lupi, i Condors, i Pyranas, i Gatti neri (l’alter ego dei baresi rossi) i Koala, i Leoni (band di tardo beat titolari di un LP interessante), i Tigers (beat autentici), i Cuccioli (che imitano i Who!), gli Squali, etc.

Negli anni ottanta in Emilia Romagna rinasce l’interesse per una forma primitiva di Beat Revival dai connotati revivalistici attraverso gruppi che lasciano anche segni importanti del loro passaggio con dischi molto interessanti. Ovviamente i più noti prendono anch’essi nomi di animali tipo gli Avvoltoi di Moreno Spirogi, beatnik ad honorem, ancora oggi molto attivo con la sua band nei festival della nostalgia beat con immutata passione ; e gli Sciacalli di Riccardo Scanna, bolognese, autore di una serie di feticci analogici prima di pubblicare il suo capolavoro digitale indiscusso dal titolo Yeeeeeh, (che cita i Primitives di Mal) che raccoglie tutti gli odori e i sapori che hanno reso grande la stagione del beat in Italia.
LUIGI CIAVARELLA





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