"LU FAVUGNE" POESIA DI TONINO GUIDA.



LU FAVUGNE

Scioscia calle lu vénte,
E' propria 'nu fétente
quist'anne lu Favugne!
Dalla fine de Giugne
c'è misse a menà' foche,
ha pigghyate 'gni loche
e l'ha annesertute.
Ce fa sentì 'sbalute!
Po' jèsse che masséra
'ddu nuovolone nire
e ce 'mponta lu ggire
de stu calle scekattuse
e tante appeccecuse!!!  

Antonio Guida.


Il favonio o lu favugne, come scrive Tonino Guida in versi dialettali garganici, è un vento caldo, appiccicoso, umido che ci colpisce sopratutto d'estate. Ma - come ci ricorda anche Giuseppe Messina, scrittore foggiano, nel suo libro di formazione "Papaveri rossi", con sottotitolo "il soffio del favonio" - il favonio rappresenta sopratutto una metafora dell' amore visto nei suoi meandri erotici e sensuali. "il calore che avvolge e penetra il corpo... ti accarezza e ti avviluppa come le mani e le braccia di un amante insaziabile", scrive appunto Messina non senza una punta di malizia. Il mio ricordo personale invece ha radici lontane, nella mia adolescenza quando il paese, durante l'estate, diventava un luogo infernale a causa di questo vento caldo che soffiava nella valle non senza provocare disagi (Ce fa sentì 'sbalute,scrive Tonino). Mi venivano in mente allora gli abitanti della piana sottostante dove il "vento del diavolo", come lo chiamano a San Francisco, che provoca "spossatezza e malessere", questa folata di calore insopportabile la subivano nelle condizioni che possiamo soltanto immaginare. (LC)



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