LA STRANA DISPUTA TRA MUSICA CLASSICA E ROCK
di Luigi Ciavarella
Non riesco ad immaginare la
storia dell’umanità senza l’invenzione della musica. Evidentemente essa è nata
insieme all’uomo, con suoni, rumori e canti che hanno accompagnato la sua
crescita civile e scandito i momenti più esaltanti della sua storia. Suoni e
rumori che giocoforza presto hanno avuto il bisogno di organizzarsi su basi
condivise offrendo così a tutti ampia facoltà di accedervi alla sua fonte. E’
un dato di fatto inconfutabile.
Certo la musica classica ha ottenuto la visibilità maggiore essendo questa
la musica per antonomasia, la base su cui si fonda un principio, un’idea di
suono organizzato su modello universalmente riconosciuto. Almeno a partire
dalla metà del settecento essa da corpo alle istanze dell’alta società che per
ovvie ragione è la prima ad usufruire dei vantaggi di quelle melodie suonate in
piccoli ambienti ma che ben presto si sarebbero allargate favorendo spazi e forme
comunitarie più eterogenee e popolari grazie forse all’impegno del musicista
veneziano Antonio Vivaldi, che forma
allievi orfani ospitati nel Pio Ospedale della Pietà
della sua città, dove lui è insegnante di violino, contribuendo in tal modo a
diffondere anche tra ceti popolari la
passione per la musica. Il bel libro di Tiziano
Scarpa “Stabat Mater”, peraltro premio Strega 2009, racconta molto
poeticamente questo rapporto tra il musicista e le giovani allieve ospite
nell’orfanotrofio, che all’età di 15 anni, secondo il regolamento, avrebbero
dovuto lasciare l’edificio. In particolare con Cecilia, la ragazzina che ha
vissuto in quella casa dalla nascita, essendo stata abbandonata li in fasce
dalla madre. Lei che si interroga, che vive una propria esperienza educativa,
creatura sensibile che durante le notti si apparta e immagina il volto di lei che
non ha mai conosciuto, persino dialoga con la genitrice dal volto sconosciuto
ponendosi tanti altri interrogativi
senza risposte. Ma l’incontro con il maestro le consentirà di imparare a
cantare nel coro della chiesa durante le funzioni religiose e dare quindi un
senso alla propria vita. La musica assume quindi una funzione salvifica nel
momento in cui indica una traccia e un segno di speranza nella sua vita di
adolescente.
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Non sono interessato a conoscere
i misteri della musica classica né, volendo, avrei gli strumenti per farlo.
Tuttavia alcune opere musicali, per tanti motivi tutti riconducibili al mio
interesse per la musica rock, hanno avuto un ruolo importante della mia vita per
gli intrecci ibridi non classificabili che hanno contribuito ad arricchire un
terreno incontaminato, se non per ragioni di consumo, perlomeno per i risultati
ottenuti in termini di qualità, seppure limitati nel tempo, subordinando alla
musica popolare brandelli di cultura classica-barocca, inventando di fatto la
nascita di un genere ma provocando allo stesso modo un equivoco madornale, un
limite posto allo sviluppo di un metodo che non ha ottenuto i risultati sperati
poiché la musica rock ha preteso di giocare alla pari una partita già perdente
in partenza. ( La musica rock Progressiva 1970 – 1975 in Italia ).
Chiarito ciò mi preme
sottolineare che Il mio rapporto con la musica classica è sempre stato di
natura impulsivo, disegnato sempre sui miei bisogni temporali di conoscenza e
di ascolto senza pretese proto didattiche meno che mai di ipotetiche
affiliazioni, come d’altronde è accaduto anche con la musica Jazz, che, allo
stesso modo, è rimasta anch’essa estranea al mio microcosmo musicale.
Ma la musica classica al pari
della musica jazz è stata oggetto, a partire dalla fine degli anni sessanta, di
attenzione da buona parte del rock europeo, interessato ad interagire in quel
momento di dialogo possibile sul piano della contaminazione tra generi
diversissimi tra loro ma contigui ad un progetto di immagine che vedeva la
musica universale non più misurata su piani differenti di attenzione ma accolta
in tutta la sua integrità estetica. Non centrava nulla il fatto che potessero
scambiarsi le vesti. Era pensabile per esempio che un concerto di musica rock
avvenisse nei teatri consacrati alla musica classica mentre era del tutto
improbabile che la London Symphony
Orchestra suonasse partiture di musica classica negli stadi. Quindi il
rapporto non poteva funzionare ma la musica rock, forte delle sue urgenze
espressive e delle istanze sociali di cui era portatrice, in un dato momento ha
incominciato a prendere dal repertorio classico il suono che gli serviva per
tracciare un altro percorso esistenziale. Non solo la rielaborazione-adattamento
di melodie o la trasfigurazione di rigide partiture classiche ma la pretesa di
spingersi sino a sottrarre al genere classico gli elementi più spettacolari per
consumare sino in fondo una appropriazione spesso indebita, nonostante il rock
sino a quel momento altro non era stato che un’accozzaglia di suoni blasfemi,
selvaggi, malati sin dentro le proprie viscere. Insomma un suono plebeo che
pretendeva di rubare alla nobile arte dei salotti e dell’educazione musicale
dei teatri il loro status di musica per menti raffinate, barocchismi sensibili
ed arie tra le più struggenti mai scritte, nutrimenti agli antipodi per una
generazione che stava portando a compimento tutte le forme viventi della
musica, dal jazz alla classica all’elettronica sino a scardinare i terreni
della musica folk e popolari in un rapporto crescente di intuizioni geniali
tali da regalare alla musica leggendarie performance e dischi da favola, a
volte con garbo, intelligenza e competenza, altre volte invece con molta
approssimazione superficiale.
E’ dunque questa la forza della
musica rock, trainare cioè nel proprio “ caos organizzato “ ogni forma di
contaminazione, direi persino la sua missione primordiale. Tutto questo nei
primi anni settanta, che furono momenti di crescita straordinaria in ogni campo
dello scibile musicale possibile e atto di nascita di un serio confronto tra
tutte le anime presenti nell’agone, dagli interessanti sviluppi imprevedibili
sino alla paranoia insopportabile e catastrofica sconfitta per la incauta esigenza
di pretendere i segni della musica globale come fine degli steccati che,
secondo i nuovi padroni del vapore, non avrebbero mai più ostacolato i vincoli
di un rapporto fondante di musica
universale.
Naturalmente non è stato cosi. I
pochi che hanno creduto, inconsciamente o incautamente, hanno finito i propri
giorni in ambienti underground altri hanno cessato ogni velleità di
comunicazione mentre molti dei protagonisti semplicemente hanno continuato a
voltare pagine senza ottenere più quella visibilità che hanno cercato per tutta
la loro vita.
La musica punk nella primavera del 1976 spazzerà via tutto poiché il
ritorno alle piazze sudice e malsane è sempre stata la vera vocazione del rock,
la cornice ideale, la propria raison
d’etre , la stessa sopravvivenza. Questa volta ancora più viscerale, il
rock assorbe tutte le istanze sociali, dal degrado al disagio giovanile i temi
cari al popolo giovanile del rock, e li rappresenta nella maniera più consona.
D’altra parte non si chiede altro
al rock se non essere se stesso.
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I brani o intere opere scippate
alla musica classica o semplicemente rielaborazioni o citazioni più o meno
consapevoli è piena la storia della musica rock. D’ altra parte è inevitabile
che la musica finisca sempre per confrontarsi senza distinzioni, persino
somigliarsi. Naturalmente il momento più stretto di avvicinamento tra i due
generi è stato il periodo che va dalla fine degli anni sessanta alla fine dei
settanta poiché fu quello il momento in cui nel rock prese vita la
consapevolezza di suonare un tipo di musica più adulta, ragionata con criteri
moderni, evoluta. Grazie anche all’invenzione dei nuovi strumenti musicali elettronici
come il mellotron e i vari sintetizzatori che presero piede verso la fine dei
sessanta in Inghilterra soprattutto,i musicisti rock più esposti alla
contaminazione presero la decisione di “progredire” la propria musica su piani
più meditativi ed elaborati, fornendo in tal modo la creazione di un ibrido
musicale senza più costrizioni stilistiche confrontando le proprie idee soprattutto
con la musica classica, non sempre con il rispetto dovuto, provocando la
protesta dell’elite classica non disponibile per ovvie ragioni ad accogliere
intrusioni nel loro campo ovattato né tantomeno a confrontarsi con quella
teppaglia insulsa e arrogante che per motivi inspiegabili un bel momento ha
deciso di abbattere ogni barriera senza mai riuscirci.
Do qualche cenno del cammino
della musica “altra” quella che ha rubato alla classica metodo e arie per i
propri bisogni stilistici. Gli Aphrodite’s
Child nel 1968 pubblicano il loro secondo singolo dal titolo Rain
and
Tears, il tema del brano, arrangiato da V. Papathanassiou, leader del gruppo greco, è preso da un’aria del Canone
di Pachelbel del XVII secolo, per
clavicembalo e violino. Il pezzo avrà un buon successo.
Il gruppo inglese THE NICE adatta e rifà Bach e Sibelius con una disinvoltura tale da far gridare allo scandalo il
mondo accademico della musica colta. Il protagonista blasfemo principale è Keith Emerson che di lì a poco formerà
insieme a Greg Lake e Carl Palmer la famosa band che porta i
loro nomi, continuando su questa linea di adattamento di famose arie di musica
classica. Inoltre i Nice sono pure responsabili
di un personale adattamento del celebre tema di Leonard Bernstein, America tratto dall’opera West Side Story.
Emerson Lake & Palmer si spingono sino ad adattare una famosa
opera di Modest Mussorgkji, Pictures
At An Exhibition, in cui si alternano alle partiture originali del
maestro russo spunti musicali del gruppo in un perfetto equilibrio che rasente
il miracolo. Lo stesso fanno con Fantasia para un gentilhombre di Joaquin Rodrigo, noto strumentale
inserito nel 1978 in un album poco fortunato ( Love Beach ). Senza
dimenticare che lo stesso gruppo prende spunto dalla toccata e fuga in fa maggiore BWV
540 di J.S.Bach per
arricchire le partiture del loro album Tarkus qualche anno prima. Chiudiamo
con il Bolero di M.Ravel ( Abandon’s
Bolero )presente nell’album Trilogy, considerato il loro lavoro
più compiuto, che il famoso trio elabora sulla scorta di un progetto a schema
che sarà il tema conduttore dell’intero progetto. Lo stesso dicasi per il canto
liturgico del poeta William Blake, Jerusalem,
in apertura del album Brain Salad Surgery del 1974, che ha
chiaro l’ incedere barocco.
Altre curiosità possono essere
per esempio il brano A Whiter Shade of Pale dei Procol Harum del 1967, brano conosciutissimo
in tutto il mondo, che altro non è che l’adattamento suite per orchestra n. 3
di Bach, nota anche col titolo Arie
sulle mie corde. Come si può notare il buon J.S.Bach è il musicista classico più gettonato e usurpato e questo può dirla lunga sui legami
concettuali tra musica rock e classica.
Naturalmente ci sarebbero tanti
altre citazioni da fornire ma occorrerebbe scrivere un intero libro per meglio
focalizzare il fenomeno, tuttavia ricordo in corsa che i Deep Purple hanno scritto un intero lavoro sul rapporto tra gruppo
rock e orchestra nella fattispecie con la Royal
Philarmonica Orchestra, peraltro privo di successo ; i New Trolls hanno fatto altrettanti tirando per i capelli Antonio Vivaldi nel famoso Concerto Grosso, lo stesso hanno fatto
più o meno tanti altri gruppi prog italiani, (il Rovescio della Medaglia Contaminazioni
per esempio, sulla scia del progetto affine a quello dei New Trolls ) e tanti altri.
LUIGI CIAVARELLA
leggo oggi questo interessantissimo articolo! complimenti sig.Ciavarella! da tempo ho notato e apprezzato questi punti di contatto fra questi due "generi", sarebbe interesante anche un'analisi sulle differenze principali, oltre all'ovvia differenza nell' uso di strumenti, delle strutture della musica classica rispetto alla musica pop-rock ... a rileggerLa
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